da “Morfeologie”, Iod edizioni 2019
di Stefano Taccone
Pubblico uno dei 12 brevi racconti che compongono “Morfeologie” di Stefano Taccone. Il titolo del libro richiama la figura di Morfeo, la divinità del sonno e dei sogni, il cui nome in greco indica anche il concetto di forma. Il racconto scelto sembra fondato su un onirismo che manipola con ironia i miti inserendovi (metamorfosando, bisognerebbe forse dire) inquietudini e problemi d’oggi . [E. A.]
Solo, in una terra sconfinata e stranamente rigogliosa, che ci faccio? Appena un po’ più in alto, su di un leggero declivio, in tempo e luogo adatto per assistere, senza essere visto, a un evento meraviglioso. Le viscere della terra si stanno aprendo per partorire una giovane donna: alta, snella, formosa, in terreno massiccio, ma leggermente umido, e con una cascata di densa edera per capigliatura; terreno fertilissimo insomma, ché se si coltivasse su di lei spunterebbe immediatamente qualsiasi cosa, o forse crescerebbero tranquillamente erbe spontanee, se solo lei non si diserbasse come una donna in carne e ossa si depila.
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