di Ennio Abate
«Visione postuma» di Nadia Campana (Raffaeli 2014) raccoglie in tre sezioni (Visione e biografia, Letteratura inglese e americana, Anni Ottanta) saggi, «appunti sparsi» e note sul lavoro di traduttrice della poetessa. Il titolo – spiegano i curatori (Milo De Angelis, Emi Rabbuffetti e Giovanni Turci) – viene da quello che la stessa Campana aveva dato a un saggio che si legge all’inizio della prima sezione.[1] Il nucleo forte di questi scritti sta secondo me nei tre ritratti che Nadia Campana ha lasciato di Marina Cvetaeva, Emily Brontë e Emily Dickinson. Ed è bene esaminarli con attenzione. Continua la lettura di Su “Visione postuma” di Nadia Campana