di Franco Lissa
Questo “libro-mattone” è importantissimo, perché pone al centro dell’attenzione, e in modi non propagandistici ma scientificamente documentati, la questione-spia delle crescenti ineguaglianze che la mondializzazione sta solidificando. Come ricorda Franco Lissa in questa sua puntuale presentazione: ” L’1% più ricco della popolazione si è appropriato del 27% della crescita mentre il 50% dei più poveri ha avuto una crescita del 12%. Le classi medie e popolari dei paesi ricchi hanno subìto una perdita importante del loro benessere economico, il che, come vedremo, ha provocato dei cambiamenti significativi anche a livello di rappresentanza politica”. Sulla proposta del “socialismo partecipativo” avanzata da Piketty a me restano – non avendo sgombrato la lezione di Marx dalla mia mente – molti dubbi. Ma discutiamone. [E. A.]
Il primo
atteggiamento che il lettore deve assumere di fronte alle 1200 pagine
dell’ultimo libro di Thomas Piketty (Capital et Idéologie,
ed. Seuil, 2019, di cui si attende la traduzione in italiano) è la
fiducia nell’autore. Esso fa seguito alle 950 pagine del libro
precedente (Le capital au XXI° siècle, ed. Seuil, 2013), e
nonostante l’imponente dimensione, è un libro di lettura gradevole
anche per un non economista di formazione, ma che sia interessato
alle scienze umane, economia ovviamente, con una competenza
statistica anche non specialistica, storia economica, pensiero
politico, scienze sociali. Thomas Piketty è directeur d’étude
alla École des hautes études en science sociales e
professore all’ École d’économie di Parigi, ma
collabora anche con la London School of Economics ed il
Massachusetts Institute of Technology.
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