di Lidia Are Caverni
Lidia Are Caverni ha scritto da una vita versi, racconti e romanzi e continua a scriverne. Numerosi sono gli interventi critici sui suoi lavori, alcuni tradotti in varie lingue. E attualmente, continuando ad interessarsi a studi di carattere antropologico, storico e linguistico, collabora con diversi blog letterari. Nei poemetti che mi ha inviato per Poliscritture ce ne sono diversi (“Il Ciclope risvegliato”, “Proserpina”, “Odisseo notturno”) che rielaborano le figure del mito, addolcendone – a me pare – i tratti oscuri, ambivalenti e anche minacciosi. Ho scelto però di pubblicare tre testi: “La casa”, dove le figure arcaiche del mito sono assenti e un simbolo di solitudine si offre in tutta la sua dichiarata finzione; “Incantesimo”, per la immersione quieta e solenne in un paesaggio trasognato; e “ Oscure meraviglie”, dove l’osservazione dei fenomeni naturali vuole essere più oggettiva. Con l’intento non di mettere tra parentesi la sua produzione su temi mitici ma di evidenziare la levità del suo sguardo poetico, che – mia ipotesi interpretativa – ha altre origini. (Riporto comunque in Appendice il primo componimento omonimo di “Odissseo notturno” e invito a leggerne altri apparsi sul Web, in modo che i lettori si facciano la loro opinione). [E. A.]