Il libro che tu e Massimiliano Lepratti avete scritto si può per molti versi considerare “inattuale”. In un tempo come il nostro, caratterizzato da forti tensioni populiste, sovraniste e per altri versi piegato a un presente eterno da gestire tecnocraticamente, voi fate una scelta nettamente eccentrica, che si annuncia fin dal doppio esergo affidato ad Edgar Morin e Fernand Braudel: sguardo critico, globale, sistemico, attento alla complessità degli intrecci. Vuoi spiegarci perché è utile oggi ripercorrere la storia dell’umanità attraverso una precisa scelta metodologica e storiografica, che riprenda il lascito di intellettuali come appunto Braudel o Wallerstein, Arrighi, Frank, Amin, Wolf?Continua la lettura di Un mondo di mondi→
Ogni morte d’uomo ci diminuisce, lo diceva il poeta e lo ripetiamo
a ogni pie’ sospinto. Aggiungendo: di ogni essere umano in
generale, e quindi anche di donna.
Remo Bodei era grande filosofo e grande intellettuale in senso lato,
ma anche persona di grande valore. Le due cose insieme nel soggetto
scomparso ci diminuiscono, ci rendono più poveri. Chiunque l’abbia
conosciuto personalmente non può che confermare ciò.
Più poveri, ancor più nel panorama, per più versi desolante, del
nostro mondo intellettuale. E allora vorrei solo ricordare il ruolo
importante che Bodei ha svolto nella sua prima fase di attività.
Molti di noi hanno avuto il suo aiuto nel percorrere certe strade
culturali invece di altre. In più, essendo impegnati politicamente e
socialmente.
Periodicamente, nella vita quotidiana personale e nella vita
collettiva, occorrerebbe procedere a una sana pulizia mentale e a un
sano rifarsi i fondamentali. È piuttosto un’autoprescrizione, non
un consiglio destinato ad altri. È “catartico”. I greci usavano
questo termine propriamente per indicare la purificazione, il
purgarsi.
La seconda parte del racconto sui suoi anni ’70 di Donato Salzarulo. La prima si legge qui [E. A.]
7. – Dall’autunno del ’69 la mia partecipazione alla costituenda cellula di Avanguardia Operaia si fece assidua e sistematica. Non vivevo più in una stamberga o in una mansarda; la situazione economica della mia famiglia stava migliorando; mia sorella s’era iscritta al secondo anno dell’Istituto magistrale, al Virgilio di Milano; io continuavo a fare il doposcuola in Via Vespucci, avevo sistemato la valigia dei libri dalla casa di zio Peppe su uno scaffale di Via San Martino e, di tanto in tanto, sostenevo qualche esame all’Università. In verità, me la prendevo comoda e senza nessuna ansia di recuperare il ritardo accumulato. Sarei sicuramente finito fuori corso, ma non davo a questo fatto grande importanza. Avevo abbastanza introiettato la critica ai saperi borghesi, sebbene con la mia provenienza e la storia della mia famiglia alle spalle, continuassi a portare scolpita indelebilmente nel cervello la frase di «Lettera ad una professoressa», messa in bocca a Lucio, che aveva 36 mucche nella stalla: «La scuola sarà sempre meglio della merda». D’altronde, non avevo letto in una poesia di Bertolt Brecht la lode dell’imparare? Non avevo letto che l’uomo all’ospizio, il carcerato, la donna in cucina, il senzatetto, l’infreddolito, l’affamato dovevano afferrare il libro come un’arma? Brecht diceva che «dovevano sapere tutto» perché «dovevano prendere il potere». Forse era venuto il loro e il nostro tempo. Non ho mai pensato ad una rivoluzione dietro l’angolo, ma ad un grande fermento sociale contro i padroni, a delle grandi scosse anticapitalistiche questo sì. Questo l’avevo sotto gli occhi. Dopo la riluttanza iniziale, mi buttai allora convinto nel periodo di preparazione, in quella che, secondo me, sarebbe passata alla storia come la fase di costruzione del partito rivoluzionario italiano.
COMMENTO A “COMUNISMO” DI FRANCO FORTINI (punti 7,8)
articolo apparso su “Cuore”, supplemento de “L’Unità”, 16 gennaio 1989)
Concludo con quest’ultimo articolo il commento a “Comunismo” di Fortini. I due articoli precedenti sono reperibili qui e qui. Al commento farò seguire un confronto con le posizioni che sviluppano il concetto di comunismo in modi diversi o contrapposti a quello di Fortini o lo liquidano. Chiedo a quei pochi che prendono sul serio questi discorsi di associare le idee qui espresse alle immagini e alle parole di un documentario del 2015 che ho scoperto su You Tube in questi giorni, HUMAN. La versione completa è suddivisa in tre parti. I link per accedervi sono alla fine di questo testo. [E. A.]