per giorni e giorni d’assedio la città
era vissuta immersa nel frastuono,
tamburi, strepiti, trombe di conchiglie,
urla e lamenti di chi, per combattere,
non aveva altre armi oltre alla voce
Nel buio minaccioso di una tana per topi, una trappola, un labirinto, vive un uomo a metà, una donna a metà, un Giano Bifronte. Il testo SCANNASURICE di Enzo Moscato (in scena per la prima volta al Piccolo di Milano dal 14/20 Maggio 2019. Regia Carlo Cerciello, Produzione Elledieffe, Teatro Elicantropo) è un flusso di coscienza, un lunghissimo pensiero che diventa parola, raccogliendo le parole dei vicoli, degli antichi racconti napoletani, delle vicende storiche, da Corradino di Svevia agli anni del terremoto del millenovecentottanta. Tutto rilanciato in uno stile
Queste composizioni fanno parte di un ciclo poetico (ancora in corso) cominciato tra la fine di agosto e gli inizi di settembre. Qui vengono offerte come anticipazioni sia per contribuire al dibattito di POLISCRITTURE sulle vie della poesia, sia per raccogliere impressioni, spunti di lettura, annotazioni critiche. La scrittrice irlandese evocata nella seconda strofa di “Soffioni boraciferi” è Edna O’Brien, il libro «Oggetto d’amore» (Einaudi, 2016). [D. S.]
1.
Chi ha osato parlarci dell’Eden, cioè di quel luogo di delizie in cui vissero Adamo ed Eva per qualche tempo ( ammesso che a tale categoria kantiana possa farsi riferimento nel loro caso ) non ci ha riportato alcuna frase che sia intercorsa tra i nostri progenitori. Sì, certo, lo stato dell’innocenza fu brevissimo e loro, forse, non ebbero neppure il tempo di parlarsi ma, probabilmente, la ragione di una tale lacuna è meno banale. Chi legge Genesi si accorge subito che fino ad un certo punto la descrizione biblica non fa che riportare un lungo ed ininterrotto monologo del Signore, monologo che finisce là dove ( Genesi, 3 ) quest’ultimo domanda ad Adamo: “ dove sei ? “ ed ottiene la risposta che è la prima parola attribuita all’uomo dalla Scrittura. Continua la lettura di Divagazioni sulla lingua dell’Eden→