di Giorgio Mannacio
1.
Riscontri documentali ed osservazioni empiriche sembrano orientarci verso una concezione altamente tragica della nostra vita. La Storia è intrisa di violenza e bagnata dal sangue della Guerra, termine che alla Storia appare perpetuamente connesso.
Non essere nati è la cosa migliore è la terribile sentenza di Sofocle (Edipo a Colono) e più tardi, per così dire ai nostri tempi, si afferma che il mondo non si è lasciato convincere che Dio ama gli uomini (K. Loewith).
La Guerra si presenta nella doppia ma coerente immagine di esempio del Male e della realizzazione di esso nella Storia.
Se ci fu un tempo di guerre “cavalleresche” non è certo il nostro. La Tecnica da un lato ha moltiplicato le occasioni di morte bellica e dall’altro ha spersonalizzato a tal punto il rapporto tra i duellanti da offuscare il rapporto causale tra operazioni belliche ed evento letale.
Non sono io che uccido ma la bomba “caduta“ da 10.000 metri di altezza e finisca dove finisce.
Resta – per accendere nelle tenebre un ultimo lumicino di umanità – uno spazio in cui recuperare, tra conflitti che si infittiscono in trame sempre più crudeli, uno spazio paradossale di “innocenza“? Continua la lettura di Ardeatine e dintorni