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Da “Il coraggio di essere padre”

di Lidia Are Caverni

Esiste un mondo di sentimenti lievi e impalpabili  sotto la coltre  pesante di quelli che i mass media ci impongono. Sono spesso relegati  nelle pagine delle riviste rivolte alle donne.  Lidia Are Caverni ha provato ad esplorarli con soavità   in un romanzo pubblicato nel maggio 2018 dalla Casa Editrice Progetto Cultura di Roma. Farà a pugni con i contenuti di altri post fin troppo  angosciosamente immersi nel caos della vita politica e sociale, ma il suo spazio su Poliscritture  nessuno glielo toglie. [E. A.] Continua la lettura di Da “Il coraggio di essere padre”

A vocazzione. Pezzo in lavorazione (1)

Via Sichelgaita 48 – Salerno 2017 ( da Google Maps)

di Ennio Abate

Capitolo 2

 

A vocazzione inizia a Salierne? Sì, in via Sichelgaita 48. Nell’appartamento al terzo piano che Mineche aveva comprato e abitava con Nannine, quando si era congedato da carabiniere e s’era sposato con lei. Ah, non a Casebbarone!  Eh no,  là, nella casa di sua madre Fortuna, la sarta,  Nannine aveva partorito    nel ’41 e nel ’42 e criature –  Chiero e Eggidie. C’era tornata per lo scoppio della guerra.  Perché Mineche era stato richiamat’e sotto le armi.  Ma c’era  ‘nmiezze pure nu suicidie.  La sua vicina di via Sichelgaita, a mugliera e nu ferroviere, s’era buttata dal ponte di via Arce sui binari sotto  un treno. E Continua la lettura di A vocazzione. Pezzo in lavorazione (1)

Caio va in montagna

caio va in montagna

di Franco Nova

Il povero Caio proveniva da un paese marino, dove da piccolo era rimasto seppellito sotto una montagnola di sale. Ne aveva ingerito tanto che, se il sale fosse montato alla zucca, sarebbe diventato un inventore o un grande pensatore o chissà che cosa. Invece quel minerale aveva preso la via dell’aorta e si era accumulato, pur ivi sciogliendosi, nel ventricolo sinistro del cuore. E questa insana sostanza si trovò così bene in quel luogo che vi si depositò, mai accettando di emigrare facendosi trasportare dalle pulsazioni del ventricolo. Anzi, la notizia che costaggiù (o costassù a seconda della posizione delle altre frattaglie) vi era un solido nucleo salino fece il giro del corpo e attirò in pratica tutte le altre sostanze similari. Il cervello rimase quindi dissalato del tutto e il povero Caio non riusciva mai a pensare; agiva perché i muscoli, compreso quello cerebrale, si muovevano senza difficoltà. Continua la lettura di Caio va in montagna

Tre poesie

hopper 3

di Luciano Nota

 

Dietro la porta oserò poggiarti
parte di me, un’unghia, un capello,
o, se preferisci, la perdizione
del nostro tempo, dentro un ciocco.
Vedi, è troppo il mare, la sua grandezza
fa male, bisogna ridurre.
Il detrito è un corpo stabile,
nessun colpo potrà dividerlo.
Vieni, osiamo farci falda,
resa armonica oltre la porta.
Muoviamoci in quella pila d’acqua.

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