Su «La misura del potere. Pio XII e i totalitarismi tra il 1932 e il 1948» di David Bidussa
di Ennio Abate
L’annuncio dell’uscita di questo libro l’ho visto a metà luglio 2020. Mi sono ricordato di alcuni scritti di Michele Ranchetti sullo stesso argomento e ho lasciato sulla pagina FB di Bidussa una mia veloce impressione.[1] Ora che il libro l’ho letto sento di aggiungere le seguenti considerazioni:
1.
Si tratta di un buon libro di storia e, da lettore attento a certi temi storici del Novecento, gli riconosco molti meriti. E’ preciso e chiaro nel delineare la figura di Pio XII e i presupposti del suo pontificato [2]; equilibrato nell’interpretazione dei principali problemi di quel pontificato, tuttora oggetto di controversie tra gli storici[3]; scrupoloso nel fornire un’appendice documentaria consistente (ma su questo lascio la parola agli specialisti); molto attento al peso dell’immaginario; e, infine, non è mai disinvolto nell’affrontare complicazioni e limiti del lavoro storico ben fatto.[4] Ma su tali aspetti già in partenza non nutrivo dubbi.
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