di Canio Mancuso
Scienza degli addii
La luce dell’inverno
che nell’androne
cancella i nostri passi
annebbia la moviola
e non chiede elemosine
di carezze e abbandoni. Continua la lettura di Tredici poesie da “Fiammiferi”
di Canio Mancuso
Scienza degli addii
La luce dell’inverno
che nell’androne
cancella i nostri passi
annebbia la moviola
e non chiede elemosine
di carezze e abbandoni. Continua la lettura di Tredici poesie da “Fiammiferi”
Il “Prologo” del romanzo e una riflessione di Carla Benedetti
di Maurilio Riva
Prologo (7÷11)
Mi chiamo Marco Minnella ma non è di me che vi devo parlare. Mi accingo a narrarvi le peripezie di un amico carissimo. Ho detto amico ma, pur frequentandolo da più di vent’anni, non sono sicuro che sia la definizione adeguata.
Un tipo inquietante come ebbi modo di descriverlo un giorno, senza intenzioni spregiative. Indubbio che Remo fosse un inquieto. Apparteneva alla razza di coloro che si caricano sulle spalle i mali del mondo anche se non c’era persona che si fosse sognata di chiederglielo. Un agnello sacrificale. Continua la lettura di Partita doppia
di Anna Cascella Luciani
– domani
gli amici in viaggio –
S. a Venezia – appena
il tempo per un’ombra
di bianco – così si chiamava
negli anni ’70 un bicchiere
di vino – poi di corsa
ancora il lavoro
a Milano – a Napoli –
a Roma – F. a Roma Continua la lettura di (domani, 2014)
di Alberto Mari
[Quante cose si possono fare con le carte, specie se volano. Belle dame, fanti, cuori, re che partono (per la solita guerra?), labbra, baci. Ma in questa scrittura di Alberto Mari vola anche una coppia quasi chagalliana e finisce per volare persino la coppia prosa/poesia. (E. A.)]
Volavano le carte, una sopra l’altra, nel cielo, in cerca di colore. Volavano sparse, come ombre d’uccelli, si stagliavano nel chiarore esplosivo d’argento della notte infinita. Nel castello di carte, la bella di turno, la bella impaziente, regina dell’occasione, aveva finito di posare. Il fante lasciò cadere il ritratto come un discorso indiscreto, ma il viso e il corpo di lei ritornavano, intraducibili parole, carne viva, carte su carte, lente, trasparenti, sull’ombra delle merlate, dove il ritratto era idealmente appeso, mentre cadevano matite e pennelli, commenti dei colori. Continua la lettura di Il castello di carte