di Ennio Abate
a Gigi Lanza Rileggo oggi il tuo biglietto spinoziano - humanas actiones non ridere non lugere neque detestari, sed intelligere (b.d’esp) - che in ottima grafia d’architetto mi lasciasti in un libro del millenovecentonovantanove. Questo alla fine so: fummo fratelli amari. Da medesime quiete tenebre dalle adolescenze dolenti del dopoguerra giungemmo in affanno ad altri amori che ci dilaniarono e ci svelarono. Sempre tenemmo fermo lo sguardo sul nero mantello di spaventevoli parole che coprono le piaghe del mondo. E sempre, pur feriti, lo scuotemmo. (2011 - 2020)Continua la lettura di Fratelli nello sguardo fermo