di Roberto Bugliani
Se non il quadro in sé, un acquerello dipinto da Paul Klee nel 1920 e titolato Angelus Novus, è nota la lettura allegorica fatta da Walter Benjamin di questo “angelo che sembra in atto d’allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese. L’angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l’infranto. Ma una tempesta spira dal paradiso, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che egli non può più chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il progresso è questa tempesta” (Sul concetto di storia, tesi IX, nella traduzione di Renato Solmi, Angelus Novus, Einaudi 1962, pp. 76-77). Continua la lettura di “Domani” di Velio Abati: noterelle di lettura