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Donne di rilievo di prima, durante e dopo la rivoluzione

di Antonio Sagredo

Sul personaggio di Gradiva, presente nell’ultima strofa della poesia di Osip Mandel’stam:

No, forse perché, io ho visto su un quadretto infantile
Lady Godiva con una scarmigliata criniera rossiccia,
io ripeto ancora tra me stesso in sordina.
Lady Godiva, addio… io non ricordo, Godiva…

Osip Mandel’stam,  gennaio 1931

 riporto per intero il commento di Ripellino:

– “Da queste tenere europee”, si riferisce alle donne che il poeta amò a Pietroburgo, che vanno dalla Marina Cvetaeva alla Anna Achmatova, dalla protagonista della poesia su Solominka, la Salomeja Andronikova, alla A. M.  Zel’manova-Čudovskaja.

– Le “tenere europee”: bellezze a immagine francese o inglese, coltivate in scuole inglesi o in collegi francesi.

Questa città è diventata ancora più sfrontata a furia di incendi e geli, come è scritto dal poeta nel terzo e quarto vero della penultima strofa… metropoli, dunque, che viene identificata con una donna nel bel mezzo di eventi sentiti come catastrofici.

“Godiva” è qui una immagine fonetica come Solominka, immagine che si vede in quadretti inglesi, di vecchie ballate inglesi, con una bellissima donna, a torso nudo, che andava su un cavallo lungo una riviera, lungo il mare, con una straordinaria capigliatura rossiccia: una vecchia ballata inglese, che poi è entrata nella tradizione folklorica, e ha dato luogo a migliaia e migliaia di quadretti domestici, quelli che – come i soggetti dei cervi che bramiscono nelle case alpine o delle età della vita – entrano facilmente nelle case popolari.

Allora, avendo vista in questa donna l’immagine di fantasia, d’irrealtà, nel ricordo del poeta Pietroburgo si è come sovrapposta a questa immagine. C’è sempre il tema di Pietroburgo, così colmo di fantasmi e di immagini straordinarie di derivazione gogoliana e dostoevskiana

Questa poesia ha sempre il gusto dell’addensamento mandel’štamiano, con alcuni elementi della civiltà dell’inizio del secolo in Russia.

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(da mia nota n. 269, p. 129)

Milica Salomeja G. Andronikova G(H)alpern (Tiflis, ottobre 1888 – Londra maggio 1982).

– “Questa principessa georgiana era amica della poetessa Achmatova fin dai tempi del cabaret Il cane Randagio” in E. Feistein, Anna di tutte le Russie, ed. La Tartaruga, p. 206.

– “Nel primo anno del soggiorno parigino (1923) Marina conobbe Salomeja Halpern, una principessa georgiana che era stata amica di Mandel’štam, e della Achmatova prima della Rivoluzione, dal 1926 al 1934;

– la Halpern (che lavorava a Parigi e aveva sposato un avvocato emigré residente a Londra) corrispose alla Cvetaeva un terzo del suo stipendio mensile e si adoperò perché alcuni suoi amici le versassero contributi mensili.” (in Marina Cvetaeva di Simon Karlinsky, ed. Guida 1989, p. 208);

– la nota n.1 di questa pagina ci dà notizia di un carteggio tra la Cvetaeva e la principessa georgiana. Oltre alla Galpern la poetessa Cvetaeva fu sostenuta dalla scrittrice praghese Anna Tesková e la Lomonosova, con le quali trattenne una corrispondenza. Nel 1925 Salomeja sposò l’avvocato menscevico Aleksandr Galpern, un emigrante russo a Londra e amico intimo di Aleksandr F. Kerenskij.

(da mia nota n. 270, p. 129 )

“La poetessa (Anna Achmatova) fu una  confidente della A. M.  Zel’manova-Čudovskaja  quando Mandel’štam  s’infatuò sia della bellissima artista Anna Michajlovna Zel’manova che della grande poetessa Marina Cvetaeva  e infine della principessa Salomeja Andronikova, che  faceva parte della cerchia più intima di amici dell’Achmatova” (in  Elaine Feinstein, Anna di tutte le Russie…, op.cit., p. 24).

 

 

Presagi del Terrore

Maksimilian Aleksandrovič Vološin

di Antonio Sagredo

“Nel 1917 la Cvetaeva aveva preso sul serio la profezia di Vološin sulle conseguenze della rivoluzione russa negli anni a venire: il terrore, la guerra civile, le esecuzioni, la Vandea, uomini trasformati in bestie, e sangue, sangue, sangue”, in  E. Feinstein Anna di tutte le Russie-La vita di Anna Achmatova, ed. La Tartaruga, 2006, p. 101. La  Cvetaeva  non si sbagliava affatto! Continua la lettura di Presagi del Terrore

Su “Visione postuma” di Nadia Campana

visione postuma 2

 di Ennio Abate

«Visione postuma» di Nadia Campana (Raffaeli 2014) raccoglie   in tre sezioni (Visione e biografia, Letteratura inglese e americana, Anni Ottanta) saggi, «appunti sparsi» e note sul lavoro di traduttrice della poetessa. Il titolo – spiegano i curatori (Milo De Angelis, Emi Rabbuffetti e Giovanni Turci) – viene da quello che la stessa Campana aveva dato a un saggio che si legge all’inizio della prima sezione.[1] Il nucleo forte di questi scritti sta secondo me nei tre ritratti che Nadia Campana ha lasciato di Marina Cvetaeva, Emily Brontë e Emily Dickinson. Ed è bene esaminarli con attenzione. Continua la lettura di Su “Visione postuma” di Nadia Campana