dal diario 1982 di prof Samizdat a cura di Ennio Abate
24 settembre 1982
Cresce il mio interesse per la storia. È alimentato dal mio lavoro d’insegnante e dalla lettura dei manuali in uso, ma è disturbato e a volte bloccato dalla disattenzione e dall’indifferenza degli studenti. Finisco per leggermi e studiare il manuale per conto mio. Non ho altra scelta. ma che frustrazione trovarmi di fronte a un manuale (autori Di Tondo e Guadagni) carico di nozioni e senza un filo di racconto ben individuabile.
Ho fatto un confronto con il manuale di Vegetti: l’argomento della preistoria è svolto da Vegetti in 15 pagine, che comprendono anche 4 letture di approfondimento e sette pagine illustrate. La linea del manuale è precisa: no alla storia «archivio del potere» o «favola del progresso», no al mito dell’«obbiettività»; necessità di una «teoria» della storia antica che ne evidenzi la diversità dall’oggi; rifiuto del mito della classicità, intesa come momento di perfezione; lettura delle società antiche alla luce dei «modi di produzione e dei rapporti sociali» (Marx). Il materiale storico proposto è ridotto e spiegato con chiarezza; e la narrazione dei fatti è preceduta (e quindi subordinata) alla «descrizione dei quadri sociali» che permangono per vari secoli.
Quello di Di Tondo e Guadagni dedica allo stesso argomento ben 46 pagine, con 26 letture (distinte in documenti e problemi) e ha 24 pagine di illustrazioni. Dà molto spazio al racconto e dichiara una volontà di aggiornamento scientifico. Ha un’esposizione per problemi e pretende d’introdurre lo studente al lavoro storiografico. A me pare inutilizzabile dallo studente e poco adatto anche alle esigenze di aggiornamento dell’insegnante.
Non me la sento di trascurare le reazioni negative dei ragazzi né di predicare loro l’«oggettiva importanza» di studiare la storia. Mi sento solo di incoraggiarli a una lettura attenta di alcuni capitoli e fargli approfondire qualche argomento con un’interrogazione maieutica. E posso anche usare qualche loro domanda per coltivare e aumentare la loro curiosità. Nulla di più.
26 settembre 1982
[Ancora sul mio insegnamento della storia] Ho molte incertezze. Non so decidermi a far studiare la storia antica a ragazzi che non ne vogliono sapere né a scegliere tra un’impostazione e l’altra. Dietro la mia difficoltà di risolvere un problema didattico c’è anche la mia crisi di intellettuale che finora si era interessato soprattutto a un periodo limitato della storia: quella “contemporanea” e soprattutto della nascita e crescita del movimento operaio. Avevo fatto la tesi sui «Quaderni rossi», un tema collegato all’impegno politico degli anni Settanta. E nei primi anni d’insegnamento a ridosso del ’68-’69 avevo continuato a privilegiare la storia contemporanea anche quando insegnavo alle medie. Approfittando della “sperimentazione” partivo dalla rivoluzione industriale e arrivavo alla cosiddetta attualità.
La crisi della militanza politica mi ha portato ad accettare e rispettare il «programma» e a fare storia antica e medievale da sempre trascurate. Mi sono accorto però dei limiti sia dei miei studi liceali sia di quelli universitari completati facendo il lavoratore-studente. All’università gli esami di latino e storia antica li ho fatti male. Quello di Storia medievale dovetti ripeterlo. Qundi ho due problemi: la resistenza dei ragazzi che rifiutano di studiare storia e la presenza di vuoti nella mia preparazione.
27 settembre 1982
[Appunti guida per lo studio della storia antica] 1) Non si può dare quasi per scontata e indiscutibile la “necessità” di studiare la storia (e la storia antica poi, nel caso del biennio) e i motivi che hanno spinto le generazioni passate a studiarla non valgono per quelle di oggi. 2) Perché oggi “noi” (studenti, insegnanti) dovremmo studiare la storia antica? Per vari motivi, ma uno fondamentale sta nella crisi dello sviluppo dell’umanità. Il futuro è oscuro. L’idea di Progresso – una certezza per gli uomini dell’Ottocento – è smentita dai fatti. Anche la fiducia nella scienza si è incrinata. Insoddisfazione del presente e oscurità del futuro spingono a ripensare il passato, a rivolgersi ad altre culture (quelle orientali ad esempio) o a indirizzarsi a saperi finora trascurati o disprezzati (astrologia, occultismo, medicina popolare). 3) Lo stesso studio della storia risente di questo clima di crisi. E l’attenzione al passato storico preindustriale è cresciuta. Questo passato sta diventando persino di moda: film di fantarcheologia o come «Excalibur» o «Il romanzo della rosa» di Eco. 4) Accostarsi al passato è davvero difficile. Si possono commettere vari errori. Ad esempio, quello di renderlo simile al nostro presente, cancellando le sue diversità dai tempi antichi. Il consumo di passato organizzato per le folle (es. le visite ai bronzi di Riace) annulla queste diversità, non arriva neppure per un attimo a rompere le nostre abitudini quotidiane e l’unicità dei bronzi e annullata o neutralizzata dalla loro riproduzione in oggetti ornamentali ubito commercializzati. Come facciamo a rendere gli antichi nostri contemporanei? Cancellando la loro diversità. Ad esempio, le strips dei fumetti presentano uomini preistorici nell’abbigliamento, che però sono assillati dai problemi della nostra vita quotidiana. Forse la storia è il campo della lotta tra quanti vogliono scoprire la diversità del passato e quanti vogliono sterilizzarla.
Appunti su Francesco Orlando (da quale lettura? Forse articolo de L’indice dei libri?) Freud rischia di leggere i testi letterari come se fossero i suoi pazienti. Tiene conto del legame tra testo e biografia, ma trascura il destinatario. Trascura cioè la differenza sostanziale tra il linguaggio dell’inconscio e quello della letteratura. Quest’ultimo ha sempre un destinatario. Più interessanti sono i suoi scritti sul motto di spirito. Qui Freud è attento proprio al linguaggio. Dopo Freud l’attenzione maggiore al linguaggio dell’inconscio la troviamo in Lacan, sostenitore della tesi che l’inconscio è strutturato proprio come un linguaggio (di cui privilegia i significanti) e come questo ha una sua (precisa) retorica (c’è un legame tra il linguaggio dell’inconscio e la antica retorica delle figure, ripensate in epoca contemporanea da Genette; per cui più è alto il tasso di figuralità di un testo e più forte è il suo legame con l’inconscio). Orlando dà anche una visione originale della funzione della forma in letteratura. La vede come uno strumento per aggirare la censura. E di conseguenza analizza la letteratura come il luogo in cui si ha un ritorno del represso (individuale e sociale), che, proprio grazie alla sublimazione tipica della forma letteraria, viene reso fruibile ai lettori.
Lettura. Fortini, Un’obbedienza (S. Marco dei Giustiniani 1980)
Lettura. Eco, Le forme del contenuto (Bompiani 71) Sostanza del contenuto: insieme dei concetti esprimibili sulla realtà (asse semantico, campo semantico). Non vanno confusi con la realtà. Il contenuto è ciò che è possibile dire sulla realtà.
Un’idea per carnevale. Annunciare per una certa ora in un determinato luogo di una città un evento sorpresa
Riaccostando Proust La prefazione di Macchia. Intensa e tutta psicologica. Mi accorgo delle conoscenze di medicina, di psicologia, di estetica che aveva Proust. Vengo a sapere del suo metodico lavoro preparatorio (letture, stesura di schemi). Quando lo lessi da giovane a SA neppure lo sospettavo. Vedevo la fonte della sua scrittura quasi interamente in esperienze mondane privilegiate, che mi rendevano distante la sua figura e la sua stessa opera. Contaminazione di saggio e romanzo. (Come vorrei fare per Narratorio ?).
Feb 1982
Letteratura e psicanalisi (conferenza tenuta al[ITIS] Molinari?) Analisi strutturalista di Rosso malpelo. Novella psicologica (vissuti, poca azione, uso raro del perfetto). Questo è il personaggio più intellettuale e autobiografico di Verga. Tempi e spazi indeterminati. Preoccupazione metastorica, esistenziale. Tempo reale, tempo narrativo: dell’evaso si racconta in breve quanto accaduto in lunghi anni (condensazione). Altri episodi (morte del padre) vengono dilatati. Sistema dei personaggi. Tutti hanno rapporti con Malpelo ma non tra loro. La struttura è incentrata sul protagonista. Gruppo oppressori e gruppo oppressi. Stratificazione sociale presentata come “naturale”.
La società come ossessione attraente. La politica come complicazione. A patto di mantenere saldo il pensiero conoscitivo.
Lettura. Patrizia Cavalli
Parola quieta stanza/ Giovinezza è passata/ Indecifrata?
Mar 82
Sentenza strage di BS (Piazza della Loggia). Tutti assolti i fascisti imputati ( e condannati in prima istanza).
Case. Esistono in Italia 4 milioni di case non occupate (seconde case, ecc).
Scuola, Molinari. Alla prima ora passa una circolare. Alla seconda tutti gli studenti del biennio «accompagnati dagli insegnanti» sono ammassati in aula magna a sentire un prof universitario di Pavia che tiene una conferenza sull’unità europea. È sopportato. Due studenti gli fannol a domandina. Poi via.
Tazebao: Misfatti pedagogico-politici. Carnevale. Un po’ di uova marce, un po’ di farina o borotalco. Un’incursione di un gruppo di studenti del vicino 7° ITIS. È bastato per chiudere il Molinari per una settimana. Alcuni parlano di “vacanza”. Anche quella di Caporetto era una semplice “ritirata”.
In due classi del biennio (1-2H) due insegnanti devono assentarsi per ben 15 giorni. Non viene nominato nessun supplente. Un esempio di “risparmio energetico” del Ministero della P.I.
Falso movimento di Wim Wenders Personaggi senza storia. Immersi nei loro ‘io’(maschili). Angosciati dalla morte (l’industriale), dal passato (il vecchio nazista), dalla vanità (il poeta fannullone). Si comunicano tra loro soltanto dei sogni. E quando la realtà li sorprende (il suicidio dell’industriale) fuggono. Solo la donna e la fanciulla hanno volti e desideri positivi (negati dagli altri). Troppo sturm und drang?
«Voglio morire!».
R Fa dal spalla a uno psicologo per il caso di una ragazza (pare anoressia). Lodi. «Sei sprecata a fare l’impiegata». Eh, sì, i proletari sono sempre sprecati.
Di Bella Parliamo di questi “tempi di piombo”. Conferma.
Mi propongo di andare a trovare in 4ta una mia vecchi alunna balbuziente.
Su Agostino di Moravia. Anche per Fornari il testo letterario è sempre un prodotto di un desiderio inconscio, che il lettore ritrova. Avrebbe una funzione conoscitiva, a volte superiore a quella possibile nel rapporto analitico. Per Fornari le classi sociali sarebbero qualcosa di immaginario e la lotta di classe è la lotta che ciascuno condurrebbe col suo essere pregenitale. L’opera letteraria sarebbe tutta simbolica e senza referenti reali.
Assemblea degli studenti. Implorano quasi guida e autorità. Hanno fame di leader. Gli butto giù come birilli gli interlocutori a cui intendono “chiedere aiuto”. Cerco di insistere sulla loro capacità di far da soli.
Siamo esiliati nelle nuove generazioni.
K. Pomian alla Casa della Cultura Dopo decenni di “storia immobile” si sta sviluppando un ritorno alla storia del “vissuto”.
Bellone. Conferenza organizzata da Scientia Polemica con quanti parlano di «crisi della ragione» (Gargani?). Risibile la risposta di Geymonat all’insegnante che chiedeva se i programmi ministeriali li fanno i filosofi o gli scienziati: «Gli scienziati oggi pensano poco a queste cose»
Lavoro di inchiesta con Roberto B. e Paola C. e una delegata sindacale della Rorer di Monza Ci riferisce della sorpresa dei membri del CDF [Consiglio di fabbrica] di fronte ai risultati del questionario: gli operai s’identificano con gli obiettivi produttivistici dell’azienda. Ma allora gli operai sono rivoluzionari o reazionari? Il ruolo dei capi. La rivalità tra i lavoratori. Dobbiamo aprirci e saper ascoltare cose diverse da quelle che pensavamo in passato. Non c’è solo l’antagonismo.
Per Paola e Roberto le “cose diverse” a cui aprirsi mi paiono a senso unico. Sono quelle per me “riformiste”. Nel gruppo di ricerca non mi pare che ci sia una comunicazione problematica e paritaria. Le loro domande dai toni aggressivi mi mettono nel ruolo di uno studentello, di uno “che non si capisce che cosa vuol dire”. False scuse finali («Ti sei incazzato?).
Telefonata di W Lo psicanalista che aveva in analisi la sua ragazza gliel’ha “fregata”. Adesso la ragazza è combattuta tra i due. Mi chiede se può denunciarlo. Gli chiedo: Cosa ti proponi di ottenere con la denuncia?
Sez. sindacale del Molinari. 5 persone. S. e M. giocano a far risorgere dalle ceneri il sindacato. M. spocchioso nei miei confronti: «Invece di vedere tazebao firmati Samizdat, tanto poi la bidella panciona mi dice: è il solito prof (matto)». Di S. ho poco da fidarmi. Sa che la sezione sindacale è intrallazzata con il preside. È lui stesso isolato, ma fa il politico opportunista («Bisogna vedere le cose in generale»).
Dramma. Cresce il mio impegno nello studio. Diminuisce il campo della comunicabilità di ciò che studio.
La mia tendenza a star solo è profonda. È una scelta. Non posso accusare gli altri di emarginarmi. Anche se da parte loro ci può essere vera miopia. Sono convinto della necessità di assumere posizioni “eretiche”.
Giugno 1982
Il nevrotico è assediato dalla realtà, lo psicotico ne è esiliato (da Barthes, Frammenti di un discorso amoroso)
Mia tendenza a fare quasi confusione tra psicanalisi e femminismo. O tra psicanalisi e “psicanalismo” (pregiudizi corroborati da una cattiva o scarsa comprensione della psicanalisi). Tendo ancora ad attribuire più valore ad un politico, a uno storico, a un sociologo che a uno psicanalista.
Libreria CELES di Cologno, etc. Come accorgersi della decomposizione di uno stronzo che avevamo prodotto una volta. Purtroppo.
Lettura di Schnitzler. Doppio sogno. Crisi di una coppia. Racconto senza sbavature e più mosso e complesso di Fuga nelle tenebre. Capita a proposito!
Voce Eros Enc. Einaudi. Deleuze e Guattari. La pulsione di morte è rivoluzionaria quanto quella di vita, perché è «capacità di distruggere e cambiare le istituzioni» (669). Dubbi. Kristeva: Valorizzazione delle avanguardie artistiche: Artaud, Kafka, Joyce. Valorizzazione dell’infrazione linguistica (672). Penso ai testi di PDG.
Settembre
24.9.1982
[Insegnando storia al biennio] Cresce il mio interesse per la storia. È alimentato dal mio lavoro d’insegnante e dalla lettura dei manuali in uso, ma anche disturbato o bloccato dalla disattenzione e dall’indifferenza degli studenti. Finisco per leggermi e studiare il manuale per conto mio. Ma quello che ho trovato adottato (autori Di Tondo e Guadagni) è un pesante carico di nozionie senza un filo di racconto ben individuabile.
Ho fatto un confronto con il manuale di Mario Vegetti. L’argomento della preistoria è svolto da Vegetti in 15 pagine, che comprendono anche 4 letture e 7 pagine illustrate. La linea del manuale è chiara: no alla storia «archivio del potere» o «favola del progresso»,; no al mito dell’«obbiettività»; necessità di una «teoria» della storia antica che ne evidenzi la diversità dall’oggi; rifiuto del mito della classicità, intesa come momento di perfezione; lettura delle società antiche alla luce dei «modi di produzione e dei rapporti sociali» (Marx). Il materiale storico proposto è ridotto e semplificato; e la narrazione dei fatti è preceduta (e quindi subordinata) alla «descrizione dei quadri sociali» permanenti per secoli.
Quello di Di Tondo e Guadagni dedica allo stesso tema ben 46 pagine, con 26 letture (distinte in documenti e problemi) e ha 24 pagine di illustrazioni. Dà molto spazio al racconto e dichiara una volontà di aggiornamento scientifico. Ha un’esposizione per problemi e pretende d’introdurre lo studente al lavoro storiografico. Mi pare inutilizzabile dallo studente e poco adatto anche alle esigenze di aggiornamento dell’insegnante.
Non me la sento di trascurare le reazioni negative dei ragazzi né di predicare loro l’«oggettiva importanza» di studiare la storia. Posso solo incoraggiarli a una lettura attenta di alcuni capitoli e fargli approfondire qualche argomento con un’interrogazione maieutica. Posso anche usare qualche loro domanda per coltivare la loro curiosità. Nulla di più.
26.9. 1982
[Ancora sul mio insegnamento della storia] Ho molte incertezze. Non so decidermi a far studiare la storia antica a ragazzi che non ne vogliono sapere né a scegliere tra un’impostazione e l’altra. Dietro la mia difficoltà c’è anche la mia crisi di intellettuale che finora si è interessato soprattutto a un periodo limitato della storia: quella contemporanea, quella della nascita e crescita del movimento operaio. Avevo fatto la tesi sui «Quaderni rossi», tema collegato all’impegno politico degli anni Settanta. E nei primi anni d’insegnamento ho continuato a privilegiare la storia contemporanea. Partivo dalla rivoluzione industriale e arrivavo a questioni attuali. La crisi della militanza politica mi ha portato ad accettare il «programma» e a fare storia antica e medievale da sempre trascurate. E così mi sono trovato di fronte anche alle lacune sia dei miei studi liceali sia di quelli universitari compiuti da lavoratore-studente. All’università gli esami di latino e storia antica li ho fatti in fretta e male. Quello di Storia medievale dovetti ripeterlo. La resistenza dei ragazzi a studiare storia è solo un aspetto del problema. L’altro è la presenza di vuoti nella mia preparazione.