Archivi tag: memoria

Allegria

ammoniti

 

di Franci La Media



Né io né nessuno sa niente dello sfondo in cui colloco queste poesie. Congiungere il pieno della vita col vuoto della morte (qualcuno dice invece: scambiare l’apparenza del pieno con la sostanza del vuoto) non è niente di individuabile, sono incursioni in ciò che non esiste. E’ un discorso sterminato, e un giardino chiuso. Dal bordo slabbrato dell’esistenza sporgersi in niente che la sostiene.
Ennio Abate mi ha gentilmente fatto sapere che per alcuni queste poesie sono risultate di difficile lettura, forse persino intenzionale. Forse è soprattutto un discorso superfluo. Per renderlo più accettabile ho posto dei titoli ai testi, e scrivo questa breve introduzione a un discorso forse impossibile.
Siamo un riflesso nel vivo contrasto di una corrente tra senso e fine, portati come specchietti di luce cangiante, e ne conosciamo l’incanto. Parlare, stringi stringi, è lodare, e corpo e vita sono parole che la lingua ha raccolto e collocato in un discorso più ampio, che dice anche “dio” e “speranza”. Uso parole che tutti conoscono, senza interrompere i legami che le collegano da millenni.
E’ un discorso del precipizio, sul confine di quello che sempre svanisce, ed è un discorso che cerca un modo per fermare ciò che sfugge e si trasforma. Per fissare il movimento nel suo più piccolo articolarsi, un quasi nulla, la sostanza del passaggio, e il suo definitivo ri-comparire. Dentro questo naturale confine la lingua ricama veri fantasmi.[FLM] Continua la lettura di Allegria

Su “Poemetti e Racconti in versi” di A. Éderle

Ederle Poemetti segnalazione0002

di Cristiana Fischer

A una prima lettura “Poemetti e Racconti diversi” coinvolge nell’incalzare degli argomenti, per la viva colorazione affettiva, per gli incanti descrittivi e naturalistici. Oltre questa luminosa superficie il libro mostra la sua unità di fondo: la scrittura fluida e continua, il periodare ampio, il frequente interrogarsi e catturare l’attenzione di chi legge, perché l’autore gli parla, gli descrive quello che sta vedendo (“Tre e mezzo, la discesa scende fino/a mezza costa, case nude senza uomini”), gli espone riflessioni, ricordi (“Ecco, ritorna il suono, ecco/torna il colore lo splendore”), si mostra con la sua esperienza di vita e la maturità raggiunta, la sua psicologia e filosofia. Continua la lettura di Su “Poemetti e Racconti in versi” di A. Éderle

Il 28 maggio a Brescia

strage di brescia 2

DIALOGANDO CON IL TONTO (6)

Vivere in una città di provincia, in una nazione come la nostra segnata dalla tradizione dei cento campanili, ciascuno tanto particolare da avere una sua storia, una sua cultura e una personalità davvero unica è una esperienza che merita di essere vissuta. Consente di assaporare un clima che è ben diverso da quello che si può sperimentare in una metropoli, dove il ritmo del capitale tende a omologare tutto. Continua la lettura di Il 28 maggio a Brescia

Il gatto Belfagor

belfagor-1024

di Grazia Poluzzi

(Favola per adulti con incipit d’autore)

Per molti aspetti mi reputo un uomo del tutto normale per la mia razza, sesso e religione: ho un lavoro che mi soddisfa relativamente, una casa che, se tutto andrà bene, finirò di pagare poco prima di morire, una moglie che rispetto e che tradisco con encomiabile regolarità sia con donne che con uomini, due figli di cui so poco o niente ed un gatto che sa bene come ignorarmi per suscitare in me il più vivo interesse nei suoi confronti. Infine, vado in chiesa ogni domenica per tornare a casa non più tardi del giorno stesso. L’unica cosa che mi rende abbastanza unico è qualcosa che ho probabilmente ereditato da una mia vita precedente o dall’animale che vive e vegeta nella mia casa. Dovete sapere, senza peraltro che sia per voi un obbligo che, da qualche tempo, ogni qual volta provo un’emozione o un particolare godimento, faccio le fusa, non potendo quindi nascondere il mio stato emotivo. Trattandosi inoltre di fusa piuttosto rumorose, questa mia peculiarità mi crea occasionalmente non pochi problemi… Continua la lettura di Il gatto Belfagor

2 prove e 3 carte

cartapesta lecce

di Antonio Sagredo

 

Prova n.° 1
(ragnatele)

Non puoi andare oltre il sor/riso di una scrittura,
 il segno che ti dono è il diniego del tuo gesto.
 Non attendere che l’orrore quotidiano sia la tua natura:
 il tempo è malato e fuori del suo delirio - io resto. Continua la lettura di 2 prove e 3 carte 

Su «Ma quale rivoluzione»

pecoraro

di Ennio Abate

Sul sito di “Le parole e le cose” (qui), in occasione della morte di Pietro Ingrao, è apparso un articolo di Francesco Pecoraro intitolato «Ma quale rivoluzione». Questa è la mia replica. [E. A]

Quando spolveri il sacro ripostiglio
che chiamiamo “memoria”
scegli una scopa molto rispettosa
e fallo in gran silenzio.

Sarà un lavoro pieno di sorprese –
oltre all’identità
potrebbe darsi
che altri interlocutori si presentino –

Di quel regno la polvere è solenne –
sfidarla non conviene –
tu non puoi sopraffarla – invece lei
può ammutolire te –

(Emily Dickinson, Tutte le poesie, 1273, pagg.1277-1279, Mondadori, Milano 1997) Continua la lettura di Su «Ma quale rivoluzione»

Cip, Ciap e la cosina

Manara_DonnadiCuori

di Franco Nova

Cip e Ciap appartenevano al genere dei cosini. Questi ultimi, tuttavia, sono in genere furbi e svelti, non si incantano mai davanti a nessun problema della vita. Cip e Ciap, al contrario, erano proprio due esserini sbiaditi in tutto; sia come fisico che come cervello. D’altra parte, erano rimasti orfani assai presto ed una vecchia nonna, discretamente rimbambita, li aveva allevati come meglio aveva potuto. Essi erano anche poveri, pur se dignitosi nella loro quasi miseria (perché si sa che i poveri sono in genere sempre dignitosi, così come i ricchi sono sempre infelici, in preda a continue crisi esistenziali). Possedevano un solo abito; a scanso di equivoci, va chiarito che ognuno dei due possedeva un abito. Erano però estremamente puliti; e, non a caso, il piccolo bagno della loro minuscola casa era un autentico specchio, brillava come una pietra preziosa. Continua la lettura di Cip, Ciap e la cosina