Il tentativo di recuperare la storia del mondo dagli estremi confini
di Angelo Australi
La prima volta che ho letto qualcosa sul “profeta” dell’Amiata è stato all’inizio del 1978, ne trattava ampliamente un numero di Salvo Imprevisti, la rivista diretta da Mariella Bettarini. La trovai alla libreria Feltrinelli di Firenze, dove c’era uno scaffale interamente dedicato ai periodici di letteratura. Questo non era il primo numero che acquistavo, perché da quando avevo iniziato a scrivere ero anche interessato al dibattito culturale che si sviluppava sulle riviste di letteratura, e Salvo Imprevisti era una di quelle che a Firenze ritenevo appoggiasse un’idea di cultura che stava spingendo per affermarsi dal basso, che aveva ben chiaro dove andare ad esplorare, fare ricerca, e si preoccupava di dare spazio ai giovani autori. Una rivista militante che, pur confrontandosi con i canoni della letteratura, era attenta a ogni forma di linguaggio espressivo autentico nato fuori da essi.
Continua la lettura di Davide Lazzaretti