di Ennio Abate
Continua la lettura di Memorie di un commissario d’italiano agli esami di maturità
Questi stralci selezionati da un saggio di Pietro Costa pubblicato su Jura Gentium vogliono essere un omaggio a Danilo Zolo, uno studioso scomparso ieri. Non l’ho mai incontrato. Ricordo di aver letto qualche suo scritto sui vecchi Quaderni Piacentini. O, più recentemente, diversi suoi articoli critici ai tempi della Guerra del Golfo (1990-1991) e una sua bella discussione con Antonio Negri al momento della pubblicazione di Impero (2003). Negli ultimi anni ho cercato di tener d’occhio il lavoro suo e dei collaboratori della sua rivista on line, ma non sono riuscito a leggere i suoi libri più importanti. Il suo nome per resterà quasi certamente nella mia lista dei libri “da leggere”. Non credo, però, di dovermi scusare con nessuno di questo. Sono come tanti in una condizione che non mi permette studi sistematici e approfonditi, ma ciò non mi ha mai impedito di individuare nel bailamme del mass media e delle mode gli studiosi di rilievo e di leggere almeno vari loro testi più brevi. Può un simpatizzante di Marx o delle “fisime comuniste” di Fortini e che ha appena pubblicato il ricordo partecipe di Giorgio Riolo sul marxista Samir Amin apprezzare Zolo? Senz’altro. Il rigore di certi studiosi anche accademici va sempre riconosciuto e anche chi si nutre di utopie, apparentemente irrealizzabili, impara parecchio da un realista come Zolo. Ringrazio Toto Beat per l’immagine d’apertura copiata dal suo profilo FB. [E. A.] Continua la lettura di In morte di Danilo Zolo
di Franco Nova
IL COCCODRILLO IMBECILLO
Il coccodrillo piangeva che sembrava una fontana. I coccodrilli d’altronde piangono sempre quando hanno mangiato la loro preda. E non si tratta di dolore, ma di sottile compiacimento. In effetti, quanto più è prelibato il cibo, tanto più fluiscono le lacrime da quegli occhi vitrei e ottusi. Quel giorno il coccodrillo aveva imbandito un pasto da Re, un succulento bocconcino sotto forma di tenera fanciulla mora con capelli fluidi e occhi da cerbiatta. L’avrebbe risparmiata perché si era sentito smosso fin nelle sue immonde viscere dal suo aspetto di sogno, ma la malcapitata non aveva voluto nemmeno per un momento fissarlo, dargli attenzione, magari chiedergli di risparmiarla. Continua la lettura di Tre racconti sciocchi
di Francesco Di Stefano
Pe la vespa te provo n’impressione
che vista puro pe televisione
dar ribbrezzo t’envoco er Padrenostro
come denanzi ar più schifoso mostro. Continua la lettura di Vespeide