Rileggere Ranchetti (1).
Appunti del 2004 su Non c’è più religione di Michele Ranchetti
di Ennio Abate
Pubblico solo oggi questi appunti, presi dopo la lettura del libro di Ranchetti e della recensione di Massimo Cappitti. Li trovo un po’ schematici e soprattutto ignari della ricca e complessa discussione che Ranchetti già conduceva da decenni con amici e studiosi di alta levatura. Eppure in essi ponevo un problema non irrilevante per chi veniva come me da una militanza comunista (ma non del PCI) degli anni Settanta: c’era qualcosa da imparare da quel libro? Tra l’altro, dopo la morte di Fortini, speravo di poter discutere su quel tema del comunismo, anche per lui fondamentale, con i partecipanti (compreso lo stesso Ranchetti) del Centro Studi dedicatogli dall’Università di Siena. La sensazione di una loro sordità – vi accenno negli appunti – e il carattere approssimativo delle mie riflessioni mi suggerirono di tenermele per me. L’anno dopo, però, le ripresi nelle domande che feci a Ranchetti stesso in una intervista (qui) [E. A.]
La mia prima reazione alla lettura di Non c’è più religione di Michele Ranchetti è stata istintivamente questa: bisognerebbe scrivere, a completamento, un Non c’è più comunismo altrettanto rigoroso e appassionato. Continua la lettura di Riordinadiario sul finire del 2020