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Su amore, accettare, soffrire, noia, uno/due e fine

di Franco Nova

PRIMA DI TUTTO L’AMORE
 
Molte fole per vivere,
amare la semplice verità;
la coscienza si piega in due
il cuore vuol essere solo.
In cielo l’azzurro dà fiducia,
le nuvole sornione sono rare
in genere stese all’orizzonte
e sempre vicine a dissolversi.
L’uomo furbo non si fidi
le nubi sono inaffidabili,
all’improvviso mentono
e l’azzurro si fa terso
partecipando alla congiura
segreta contro il cuore.
Per vincere basta il coraggio
di uscire da se stessi
lanciando il siluro dell’amore.
Dubbi e timori son dissolti
dalla tensione per l’amata.
Lontani i pericoli di errare;
se ciò accade è ormai tardi
per potersi ritirare. 
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Da “Percorrenze”

di Anna Leone

 RIDATEMI QUEI GIORNI
 
 
 
 Ridatemi quei giorni in cui bambina aspettavo una  
 carezza che non venne.
  
 Rimanga intatta la memoria della mia prima età
 con voci e vite che mi appartengono come pelle alle ossa.
  
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le torri di avvistamento piantate dal nonno

Nilo Australi, Cipressi

 

 di  Angelo Australi

 “Chi, per esempio, potrebbe dispiacersi per San Francesco perché si strappò le vesti e fece voto di povertà? Egli fu il primo uomo che si ricordi a chiedere ossa invece di pane.” 
Henry Miller

 

     A dieci anni guidavo il trattore come un grande. Non è una balla, lo Zio Seneca mi metteva una mano sulla spalla per sospingermi verso il trattore e diceva sali che andiamo a spandere il concio sulla terra. Il carro ci aspettava pieno di sterco fumante, con il forcone infilzato sul cumulo. Sembrava che dall’aia si propagasse il focolaio di un incendio, mentre gli odori predominanti salivano ancora dalla terra umida del mattino. Continua la lettura di le torri di avvistamento piantate dal nonno

Tre poesie da “Il lato destro dell’armadio”

di Canio Mancuso


Piccole manovre dell’abbandono

Le prime a cadere sono state le piante
non per volontà del tempo o del destino
ma del finto giardiniere
che le aveva ficcate nella terra. Continua la lettura di Tre poesie da “Il lato destro dell’armadio”

Che pensieri

di Franco Nova

Era uscito senza portarsi l’ombrello e aveva cominciato a piovigginare, poco ma con insistenza e regolarità; e così scelse di camminare rasente il muro delle case in modo da essere parzialmente coperto dal loro tetto sporgente, tanto più che nemmeno si era messo in testa la sua coppola. Erano in molti ad aver dimenticato l’ombrello; quando si trattava di donne, era ben lieto di cedere loro il passo e di scostarsi dal muro, bagnandosi un po’, in specie i capelli, cosa che in effetti gli dava un certo fastidio. Con gli uomini era più restio, ma alla fine lasciava il lato coperto pure a loro. Si fermò davanti alla vetrina dell’armaiolo e guardò un bel fucile a ripetizione che vi era esposto. Ritenne imprudente quel negoziante poiché qualche malintenzionato avrebbe potuto abbastanza facilmente infrangere il vetro ed impossessarsi dell’arma; ben presto, però, si rese conto che era finta, pur se fabbricata senza dubbio a regola d’arte, e tuttavia inutilizzabile per sparare. Continua la lettura di Che pensieri