di Ennio Abate
1.
Ho letto questo libro partendo dalla Nota dell’autore posta alla fine, dove Rita espone la genesi della sua poesia. Che – scrive – è ricomposizione di “frammenti di storie” o di “esperienze private” in “una storia unica” secondo un “ordine” (o forma) che è quello imposto dai versi. Da qui il titolo, che – precisa – non corrisponde, di per sé, ad un “ordine di senso”. Eppure la bella foto di copertina riempita di foglie macerate sì ma di colori intensi su uno sfondo nero cupo – un riferimento alla canzone “Les feuilles mortes “ del 1946? – è più di un suggerimento. Con una metafora, che è anche un omaggio al mondo contadino della sua infanzia, Rita paragona le quattro sezioni del suo libro a “fasci di mannelle” e il lettore è invitato a scegliere singole spighe-poesie avendo riguardo per l’”insieme”.
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a cura di Ennio Abate
Pubblico lo scambio polemico che ho avuto negli ultimi giorni con Giorgio Linguaglossa a proposito di un suo articolo su Franco Fortini. Non è una chiacchierata estiva. [E.A.]