Archivi tag: Nulla

Su nulla, sogno, desiderio, amare e non dimenticare

di Franco Nova

NON SI SAPRA’ PIU’ NULLA
 
Rosa, rosso e sempre più lo è,
sentieri blu venature del bosco
con alberi svettanti e nervosi.
Tra le foglie secche balenii
accerchiano i miei desideri,
tutt’uno con vecchi tronchi nodosi.
Mi è sempre nascosto il mare
di cui si ode il frangersi
delle onde nell’animo mio.
Il rumore si allea con la violenza,
ma si smorza e diventa sussurro
quando viene a me la Dea
di quell’Olimpo gioioso
che mi racconta solo fole,
cui si crede senza domande.
Poi se ne andrà con sorrisi e baci
e l’onda spumosa non più s’alzerà,
mentre durerà nel sonno profondo
la convinzione d’esistere
in compagnia d’una gran donna.
Nulla più si saprà nel sogno
della nostra vita ormai desolata.
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Sette poesie

di Cristiana Fischer

Il nero delle stoffe non è puro
ha un po' di giallo e un po' di blu
il giallo lo vira sul grigio
e il blu sul nero della notte
poi quando viene il sole stoffa nera
è piena di macchie e fili bianchi
che spiccano e ricordano che il nulla
si riempie della vita di ogni giorno
delle sue cose e il cielo non risponde
a notte e sole, scorre indifferente
all'immaginazione e alle paure.
Così siamo felici e troppo spesso
smarriti di usi e di pensieri
non c'è passato né futuro soli
siamo e ciechi in universo
nero.
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Su nulla, perdita della speranza e saggezza

di Franco Nova

E’ IL NULLA, EPPUR SI FA

Viviamo e fatichiamo per
scordare il tempo tedioso.
Ci diamo alle scoperte come
fossimo noi stessi i creatori.
Tutti passiamo e ben pochi
saranno a lungo ricordati;
il che non significa esistere,
né vivere e godere qualcosa.
L’individuo ha solo il Nulla,
poi esteso al genere umano
e infine al grande Universo.
Viviamo di questo consapevoli,
facciamo cose assai soddisfatti,
non pensiamo al nostro destino.
Non importa se nulla resterà,
così siamo costruiti e quindi
così dobbiamo vivere e agire
pur se è un temporaneo agitarsi.
Non accettate che nulla resterà?
Non fate nulla, non siate uomini;
questi ben conoscono l’inutilità
del vivere. Eppure vivono e
si daranno sempre a qualcosa.
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La sfera blu

di Marina Massenz

Di quando i “grandi” diventano piccoli e i “piccoli” si fanno grandi, parlando un’altra lingua che dice del tempo già scaduto. In loro sostegno e come segno di partecipazione anche verso tutti coloro che si impegnano lottano lavorano per… ho pensato stamattina di pubblicare questa mia poesia inedita. Non scritta per l’occasione, ma esito forse di molteplici eventi sordamente in me accumulati e che oggi sento di voler condividere con voi tutti.

La ragazza ha visto la sfera blu
da astro nello spazio sospesa
e ammira e ama quel verde
e le acque le pecore i musi
bagnati nell’erba umida.  E’ la terra.
Così bella e fragile come creatura
che non diresti sospesa nel nulla
che non diresti abbia bisogno
della tua mano, per appoggiarsi
sul palmo aperto ad accogliere.
La vita così per alcuni decenni
ci sta nel palmo, la mano è la stessa,
ma a volte dimentica, lascia cadere
e tutto cade e cade e cade
finché si ferma proprio lì,
dove stanno le pecore, sotto l’albero.

2.11.21

Rapimenti

di Antonio Sagredo

Per non spezzare i versi lunghissimi di queste recenti poesie di Antonio Sagredo ho dovuto ridurre ad immagine Jpeg i vari testi, perciò i caratteri appaiono rimpiccioliti. Per ingrandirli consiglio ai più inesperti di usare lo zoom. In questa ultima produzione a tema noto in Sagredo  meno barocchismo e  un tono autoriflessivo sul proprio   fare poesia quasi pacato. L’andamento stesso dei versi è più prosastico, meno “cantato” e  più curato sintatticamente. Ma è solo un’impressione. Per penetrare questa poesia mancano purtroppo critici adeguati. Per quel che mi riguarda gli ho dato la simpatia fraterna e l’attenzione che mi posso permettere.[E. A.]

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LA NUOVA BR(ONTOLOGIA ESTETICA)

di Ennio Abate

Prologo e 7 estr-atti dall’Opera Omnia della NOE (qui) on line alla seguente pagina/link (qui).

                                                  Scrivi, mi dico, odia
                                        chi con dolcezza guida al niente 
 
                                      (da F. Fortini, Traducendo Brecht) 
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Antonio Sagredo, La gorgiera e il delirio

Schena editore

In questo libro (170 pagine) appena pubblicato dall’editore Schena di Fasano (Brindisi), Antonio Sagredo ha raccolto sue poesie scritte tra 2003 e 2018. Alcune comparse in questi anni anche su Poliscritture. Ne segnalo volentieri l’uscita, proponendo tre testi da Legioni, presenti ne La Gorgiera e il delirio; e in Appendice la Prefazione di Donato Di Stasi. Su questa per ora mi soffermo con brevi appunti. Per continuare la mia precedente riflessione sui componimenti di Sagredo e confrontarla con un altro punto di vista, rispettabile ma antitetico al mio. Perché? Di Stasi, invece di tenere le giuste distanze critiche dal poeta, incita i lettori ad accogliere senza riserve la ricchezza teatrale e folleggiante di questa poesia, che diventa tout court la Poesia: «Ai poeti bisogna chiedere di essere inquietanti e eccessivi, di seminare disordine e illimitatezza, di suscitare perplessità e di affilare costantemente il crinale del dubbio». Eppure proprio i suoi tratti fondamentali e specifici (la “mercurialità” delle composizioni, che a Di Stasi «appaiono oscure e lampanti»; la drammaticità elisabettiana del poeta alle prese con i suoi numerosi alter ego; la sua volontà di addentrarsi nell’«orrore» pur di esplorare un «Oltre che reclama di venire alla luce e di farsi materia vivente e corruttibile») andrebbero interrogati e approfonditi. Cosa implica l’adesione – ingenua o raffinata – alle mitologie dell’io poetico sagrediano: il «poeta-rospo» che si tramuta in «minotauro »? O al suo vitalismo: «si toglie le gramaglie del lutto e inneggia alla vita sfolgorante dei sensi e ai salti mortali della ragione»? Oppure a un indeterminato «Oltre che reclama di venire alla luce» e che, non ricondotto alla sua dimensione storica, parrebbe offrirci una «vita sfolgorante dei sensi», mentre più che mai la cronaca quotidiana ci mette di fronte a una sempre più preoccupante «vita offesa» (Adorno)? La “meraviglia” per la mostruosità del Presente può, appunto, pietrificare e annichilire. E, dunque, non di altri «salti mortali della ragione» avremmo bisogno. Semmai di una uscita dalla sua sonnolenza, che – come si dice – genera mostri. E di quel suo camminare con passo lento e misurato. Anche in poesia. [E. A.]

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Viaggio eleusino

di Antonio Sagredo

I cembali dei presentimenti a te, Eleusina, incantata
che muori nella neve imminente e risorgi al primo fiore
e il mito ti è fedele ancora, e le tue labbra ora
sono spente da cingolati che radono l’Oriente – svegliati! Continua la lettura di Viaggio eleusino

Lacrime di gioia

di Arnaldo Éderle

Turbolente le nuvole dei giganti
in alto, più che azzurro e assolutamente
piatto, il cielo è trasparente e veramente
assoluto vergine e pigro quasi, Continua la lettura di Lacrime di gioia

Inediti 1986-2016

di Leopoldo Attolico

 

 

ANTAGONISTI MANCATI
( gli orrendi anni ’80 )

Alla mia generazione è sempre mancata
l’ambizione di colpire e sparire
come conviene ai guastatori;
il genio della guerriglia
di cui era maestro Garibaldi Continua la lettura di Inediti 1986-2016