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Dieci poesie

silenzi 2

di Alessandro Salvi

E’ un universo pieno di ombra e solitudine quello in cui Alessandro Salvi si aggira. La sua parola giunge come da un isolamento doloroso e comunica sofferenza e insofferenza. A volte urla, talora sussurra. Rari lampi di tenue chiarore di tanto in tanto interrompono il grigio.Con forza trattenuta i suoi versi sembrano voler chiedere un soccorso, senza troppa speranza, alla natura e agli uomini e, insieme, dare a tutti l’allerta per la sciagura incombente.[S.Dell’A.]

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Tre poesie

courbet palavas 3
G. Courbet, La spiaggia a Palavas, 1868

di Ubaldo de Robertis con una nota di Ennio Abate

(A Max Frisch)

Mare e cielo adunati in un unico sguardo,
visione maestosa, sublime. Ritta sullo scoglio
una minuscola figura, si toglie il cappello
alzandolo il più possibile per sventolarlo.
E non ci sono vele all’orizzonte, angoli ristretti, relitti,
solo stupore, a Palavas, con cui riempirsi gli occhi,
ebbrezza che in un uomo ordinario sparisce.
Non in Courbet. Fierezza, monumentalità,
unisce a quella solitudine, della sua luce
penetra il mondo che si schiude al modo di uno scrigno
e ha bisogno della luce del mondo per esistere. Continua la lettura di Tre poesie

2 prove e 3 carte

cartapesta lecce

di Antonio Sagredo

 

Prova n.° 1
(ragnatele)

Non puoi andare oltre il sor/riso di una scrittura,
 il segno che ti dono è il diniego del tuo gesto.
 Non attendere che l’orrore quotidiano sia la tua natura:
 il tempo è malato e fuori del suo delirio - io resto. Continua la lettura di 2 prove e 3 carte 

Futuri? Passati?

Carlo-Broschi-Farinelli (1705 -1782)

di Antonio Sagredo

“Spero di costruire una Poesia più mostruosa della mostruosità che mi  circonda”, scrive Antonio Sagredo, inviandomi le sue “POESIE DALL’ANNO ZERO”, che hanno come sottotitolo “Ultime prove mostruose” e si possono leggere interamente sotto, in Appendice. Sul blog L’OMBRA DELLE PAROLE in un commento  dichiara poi che  probabilmente saranno le ultime che scriverà “intuendo o avendo la sensazione che la Poesia si trova in uno stato o posizione o ruolo di fine-inizio”. Impossibilitato a inoltrarmi in un’analisi degli  otto complessi componimenti,  metto in evidenza il quarto – quello intitolato “Futuri? Passati?” – che  riassume al meglio, a mio parere, l’esito nichilista della sua poetica. Vorrei  che lo si leggesse alla luce della discussione svoltasi su “Mie città” di Rita Simonitto nel post precedente (qui):  per intendere  vicinanze e distanze tra due modi diversi – approssimativamente: romantico/classico o ermetico/storico? – di affrontare la crisi o questa “fine-inizio” (la transizione a una nuova epoca, a una nuova poesia, a un nuovo mondo, a una nuova società?) che non riusciamo a capire e a nominare. [E. A.]

Levatrice dei morti —- la notte coi suoi gemiti e le stelle così lontane!
Non abbiamo parole noi – nella luce! Stiletti di pensiero sono infelici passi,
fitte delle nostre colpe i ritorni dell’eterno: rifugi, cisterne di insensati giorni.
Inconsapevoli in un qualcosa da cui nascemmo: senza una fine e un principio! Continua la lettura di Futuri? Passati?

Che incontro! Quando si dice il caso!

rinoceronte

(I pensieri di un uomo di fronte al futuro….se c’è ancora)

di Franco Nova

Rimase sorpreso a trovarselo di fronte all’improvviso. E si chiese che cosa potesse essere. Infatti, non vedeva assolutamente nulla, salvo un debole lucore grigiastro che nulla conteneva di delineato e nemmeno di sfumato. Nulla di nulla; era un vero e proprio vuoto. Eppure lo lasciava esterrefatto ed anche un po’ timoroso. Il motivo era piuttosto evidente: poteva avvolgerlo e farlo sparire in quel chiarore così poco luminoso, anzi così smorto e livido. Continua la lettura di Che incontro! Quando si dice il caso!

Sulla poesia di Eugenio Grandinetti

marino marini

di Luciano Aguzzi

Pubblico, come anticipato, questo articolato intervento di Luciano Aguzzi sulla poesia di Eugenio Grandinetti. Era stato inviato in un primo momento come semplice commento al post La storia/le storie (qui) ma i temi affrontati (pessimismo, nichilismo, rapporto  tra poesia e prosa,  memoria) meritano tutto il rilievo che un blog di ricerca critica può offrire. [E.A.]

L’amico e collega Eugenio Grandinetti (Belsito, Cosenza, 20 marzo 1931) è sulla breccia letteraria da parecchi decenni e autore di circa quaranta raccolte, solo in minima parte edite. E anche delle edite, solo due sono in commercio, mentre le altre sono edizioni fuori commercio e introvabili. Per darne un giudizio complessivo sarebbe necessaria una lunga riflessione sulla qualità e sulle forme letterarie, sulle tematiche affrontate, sulle ragioni (se esistono, come io credo) della sua prolificità che, con l’età e i molti problemi di salute, non si è attenuata, quasi ad esprimere un desiderio, forse una vera ansia, di dire tutto finché ha tempo, in una condizione in cui il tempo – per lui – sembra ormai identificarsi proprio con lo scrivere e l’esprimersi in versi. Nella sua poesia si avverte la sua concezione naturalistica – materialista – atea e il non credere a qualche tipo di sopravvivenza oltre la morte. Da questa concezione filosofica deriva un tormentato pessimismo che, a differenza del naturalismo ateo e materialistico classico al quale pure Grandinetti si rifà, non trova quiete nella contemplazione della natura e nella considerazione della necessità delle cose e del destino, ma anzi tende a interpretare il ciclo della natura come metafora di un eterno ripetersi senza scopo del mondo e della vita umana. Ripetersi aggravato, non arricchito, dalla consapevolezza (dai desideri, dalle passioni, dalle illusioni) da cui deriva la sofferenza che la natura inconsapevole, almeno, evita. C’è però, implicita e per me evidente, una sensibilità che presuppone il cristianesimo, o almeno la sensibilità religiosa post-classica. Continua la lettura di Sulla poesia di Eugenio Grandinetti

I nodi

nulla filosofico

di Eugenio Grandinetti

Pubblico da un volumetto inedito di Eugenio Grandinetti la prima delle quattro parti, intitolata “I nodi”, che è anche il titolo dell’intera raccolta.[E.A.]

I nodi

I nodi
che la ragione non sa sciogliere
che recide
l’azzardo del volere tornano
a riformarsi ancora sì che il filo
della vita non scorra senza intoppi
ma ogni volta
ci costringa alla scelta se attardarci
a sciogliere un nodo o se decidere
di reciderlo netto con la spada
della presunzione. Continua la lettura di I nodi

Potessi i mitrati inverni salmodiare

zurbaran 1

di Antonio Sagredo

con una nota di Ennio Abate

Potessi i mitrati inverni salmodiare
e dal calice insidiare metafore e patiboli.
Il trono sarà una sospetta distrofia regale,
una rossa gorgiera di sentenze senza requie. Continua la lettura di Potessi i mitrati inverni salmodiare

Tre poesie

La Caduta degli Angeli ribelli 3

di Antonio Sagredo

in Appendice una nota di Ennio Abate

Il convesso clamore dei galli sui campanili

Il convesso clamore dei galli sui campanili
e gli applausi granulosi di deserti informi
favoleggiano di divinità su crateri fratturati.
Sfasciati i gobbuti universi di Quasimodo. Continua la lettura di Tre poesie