di Donato Salzarulo
«Tuccio, cura a sòrete!…» Ogni tanto risento la voce di mia madre che m’ingiunge di vigilare su mia sorella, di prestarle attenzione.
Mia sorella ha un anno e sta dentro un seggiolone e io le sto vicino, seduto su un gradino. Mio fratello e gli altri due bambini della masseria, giocano sull’aia. Cura tua sorella, cioè preoccupati di lei. Non è la cura del medico, è quella esistenziale, quella che Heidegger chiama “Sorge”, distinguendola dalla prima che è, invece, “Kur”. Anche gli inglesi distinguono i verbi “to cure”, che significa curare, da “to care” che vuol dire interessarsi, prendersi cura, preoccuparsi, mostrare sollecitudine nei confronti di qualcuno/a.
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