di Ennio Abate
Gli studenti (e i suoi due figli? perché era un prof Samizdat con figli, lui) stavano già tutti altrove. Anche se erano nell’altra stanza accanto alla sua a leggersi fumetti. O in classe, lì, visibili, davanti ai suoi occhi. Altrove, ma dove?
Prof Samizdat gli faceva domande. (Gli poneva questioni, diceva lui, serio, credendo alla sua serietà).
Ogni tanto capitava, sì, che una parola, una frase, che aveva viaggiato per conto suo assieme ai rumori, ai borbottii, nel flusso del discorso – somma della sua voce e delle loro – che nelle due ore di fila si costruiva nell’aula, avesse un inatteso effetto. O, più terra terra, uno di loro, interrompendo fantasie inafferrabili o ispirato da chissà cosa, gli faceva una domanda. All’improvviso. Imprevista. Fuori luogo. Continua la lettura di Prof Samizdat (prova 4)