di Lidia Are Caverni
«Venezia languida lascia che il passo/ la calpesti e la laguna smuore bianca / di consuetudine» (da «Gridi d’estate»). Gentile Lidia, non posso evitare di mettere a confronto questi suoi versi (e gli altri qui sotto scelti dall’ultima raccolta) così assorti in un sogno lirico inattaccabile con le immagini dei luoghi canonici di Venezia invasi in questi giorni dall’acqua. E chiedermi con amarezza: questa è la poesia a cui dobbiamo abbandonarci mentre il mondo che pareva anche nostro viene distrutto? [E. A]
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