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Appunti eretici sulla democrazia e il popolo

di Giorgio Mannacio

 

1.
Inizio con una giustificazione del titolo, che vuol essere un po’ dissacrante. L’eresia riguarda i concetti di popolo e democrazia più che mai inflazionati in questa triste stagione politica dell’Italia.
Sono convinto che rispetto a tali due termini occorra una certa chiarezza. Ciò eviterà – forse – di cadere preda di facili illusioni. Continua la lettura di Appunti eretici sulla democrazia e il popolo

Schegge di memoria. Ecuador

di Roberto Bugliani

[Anche i confini culturali talvolta hanno l’aspetto di muri, e sono respingenti come le frontiere geografiche. Con queste schegge ho provato ad aprire dei piccoli varchi che danno su un paese “lontano dagli uomini e dagli dèi”, come mi scrisse la editor d’una nota casa editrice rifiutando la mia proposta di tradurre un romanzo ecuadoregno].

 Oswaldo Guayasamín

“Un popolo senza memoria è un popolo senza libertà”, mi disse don Oswaldo durante l’intervista realizzata nel suo studio a Quito. Era l’agosto del 1993 e questo indio “anfitrione di radici”, così lo definì Neruda, aveva appena terminato la sua terza serie (o “sinfonia”) pittorica, il ciclo di quadri Mientras vivo siempre te recuerdo (“Finché vivo, ti ricorderò sempre”), omaggio alla propria madre e a tutte le donne che non hanno mai smesso di lottare come le Madri di Plaza de Mayo, nei quali a campeggiare sono la tenerezza e, appunto, la memoria. Continua la lettura di Schegge di memoria. Ecuador

Poesie e Paroleggiando mestamente

di Rita Simonitto

…Orfeo fu a incominciare…

… e noi s’andava come per mannelle
lasciate o sottratte dalla falce
all’ostrica terra che giù ingoia
nelle viscere profonde i semi
come ha sempre fatto d’ogni cosa
lasciandone polvere su polvere. Continua la lettura di Poesie e Paroleggiando mestamente

Insegnamento canino

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di Franco Nova

Nane el g’era un fià mona (era un poco scemo). Tutti lo sapevano e non facevano caso alle sciocchezze che diceva o faceva. Un giorno, uscì con il suo cane “Puah” che era acconciato in un modo assurdo. In effetti, Nane gli aveva messo la museruola nel sedere, e in modo tale che la coda era tutta raccolta, arrotolata e pressata dentro tale specie di cuffia. Il cane soffriva in tutta evidenza e guaiva sommessamente, volgendo al padrone sguardi che avrebbero commosso chiunque. Tutti osservavano sbalorditi questo strano personaggio che d’altra parte aveva una faccia gonfia con occhi spenti, immersi nella ciccia delle guance che facevano tutt’uno con una fronte bassa e arrotondata come una parentesi chiusa [)] . Continua la lettura di Insegnamento canino

Nella crisi. Tra universalismo della ragione e neo-identità

universalismo

a cura di Ennio Abate

Ieri sera terminavo un mio commento rivolto a Marina Massenz (qui) così: «Europa dei popoli? Ritorno agli stati nazionali? Mica facile scegliere. Ma ragioniamoci su, sperando che ci sia tempo per farlo». E prima ancora rispondendo a Piras e ad altri su “Le parole e le cose” (qui) scrivevo: «Ritornare agli stati sovrani non mi pare meno difficile che fare uno Stato politico europeo. Ma indipendentemente da questo, qual è però la scelta di valore da sostenere, la scommessa da fare? Ritornare agli stati sovrani o costruire più decisamente lo Stato (politico o federato) europeo? E nella logica di «Jean Thiriart, di Napoleone, e anche di Hitler»? O in alleanza con la Russia di Putin, lodatissima da Barone e che però a me pare un semplice ribaltamento della «russofobia da quattro soldi» di Piras? A questo punto, criticate le varie posizioni, cosa potrei proporre (sempre ragionando in teoria)? Non certo l’utopia (né in forma socialdemocratica: « Una specie di Svizzera+Svezia» o una «Potenza gentile» alla Rusconi né « la rivoluzione proletaria planetaria» su cui ironizza Piras…). Semplicemente una posizione alla Madre Courage. Poca cosa, forse, ma questo è quel che penso».
Oggi riporto interamente un articolo di Francesco Berardi Bifo da «alfabeta2» (qui), che analizza in particolare la situazione francese ma amplia il quadro ad esempi storici (cfr. un sondaggio del 1939) e ad opere di autori come Houellebecq , Finkielkraut e Pankaj Mishra e permette un approfondimento della questione, affrontandola soprattutto nei suoi aspetti politico-sociali più che geopolitici. Anche se le prospettive che delinea sono piuttosto pessimiste. Lo sottopongo alla discussione, anticipando che nei prossimi giorni pubblicherò anche uno scambio di opinioni tra il politologo e asiatista Michelguglielmo Torri e lo scrittore e giornalista Piero Del Giudice sulla natura dell’Isis.[E. A.] Continua la lettura di Nella crisi. Tra universalismo della ragione e neo-identità