di Dario Borso
Nel 1955 Arno Schmidt era nei guai. Non che non ci fosse aduso (5 anni al fronte, 1 di prigionia, 4 da profugo e il resto da reinsediato), ma ora la novità: il tribunale di Treviri vuole trascinarlo alla sbarra per blasfemia e pornografia causa romanzo breve appena uscito (Paesaggio lacustre con Pocahontas). La cosa più opportuna è telare, almeno da Land a Land, sicché Arno & consorte lasciano in furgone la cattolica Renania per la protestante (e più tollerante) Assia: i pochi mobili e i molti libri finiscono stipati in un monolocale a Darmstadt. Pagamento dell’affitto fortunatamente elastico, perché il locatario è un pittore anarchico che apprezza l’opera di Schmidt e, se non naviga nell’oro, non è nemmeno al gas. Diventano col tempo amici, Arno rompe l’isolamento proverbiale solo per stare nello studio di Eberhard, muto, a osservarlo dipingere: trittici giganti, chissà perché.
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