Su Franco Fortini, Ventiquattro voci per un dizionario di lettere
di Elena Grammann
Continua la lettura di Fortini e la scienza della divulgazione
Su Franco Fortini, Ventiquattro voci per un dizionario di lettere
di Elena Grammann
Continua la lettura di Fortini e la scienza della divulgazione
di Arnaldo Éderle
E distolse gli occhi dalle care immagini
della parete sinistra e li rivolse
all’armadio grande che sta di fronte al letto.
Quella era la posizione che teneva sdraiato
com’era nel suo ampio letto con la testa appoggiata
a due cuscini. Da lì poteva guardare tutta la
camera e, come un immobile, godere della sua
ampia visuale. Continua la lettura di E distolse gli occhi
di Alberto Tomiolo
SENECTUS IPSA MALUS
Urtante è la Vecchiaia, offensiva.
Sradica deliberatamente i fittoni più profondi
rende pieghevole il braccio robusto
e la mano che lievemente accarezzava
ghermisce ora, rapace, gli ultimi brandelli delle cose
e le gambe non raggiungono, se non a fatica,
quel recinto del giardino che
è già tutto il tuo immaginato proseguire.
Così, il mondo cui davi forma si frantuma,
oggi-un-pezzo/un-pezzo-domani,
disossando fino allo smembramento quello che è,
e come tale non appariva,
un castello di carte vagamente taroccate.
A stento la filantropica ragione può mitigare tanto strazio. Continua la lettura di Da “Clinamen”
di Rita Simonitto
…Orfeo fu a incominciare…
… e noi s’andava come per mannelle
lasciate o sottratte dalla falce
all’ostrica terra che giù ingoia
nelle viscere profonde i semi
come ha sempre fatto d’ogni cosa
lasciandone polvere su polvere. Continua la lettura di Poesie e Paroleggiando mestamente
di Luciano Aguzzi
Pubblico l’appassionata e approfondita relazione sulla poesia di Eugenio Grandinetti, amico e spesso ospite del sito di Poliscritture, che Luciano Aguzzi ha preparato (e solo in parte riferito) per la la serata in suo onore (23 settembre 2015) coordinata da Giuseppe Deiana al Centro Puecher di Milano.[E.A.]
Parlare di un poeta vivente, in sua presenza, da amico e fra amici, potrebbe porre qualche problema imbarazzante. Imbarazzante per l’oratore che non volesse limitarsi a un omaggio all’amico e al poeta, a una esposizione estrinseca e a una valutazione in cui cogliere solo gli aspetti più superficiali e positivi. Che vorrebbe invece cogliere l’occasione per una lettura della poesia più approfondita, nei suoi contenuti anche intimi, perché sempre la poesia ci parla dell’autore, dei suoi pensieri più palesi ma anche dei più riposti e ne mette a nudo l’animo e le sue segrete stanze. Che ne vorrebbe inoltre esaminare anche la qualità letteraria, sia nei suoi momenti più alti, più riusciti, ma anche in quelli più deboli, e cercare di capire, di entrambi, le linee di composizione, le coerenze, i perché. Continua la lettura di EUGENIO GRANDINETTI 40 ANNI DI POESIA
Questa è la quarta e ultima lezione rielaborata dagli incontri sulla poesia che ho condotto a Saronno su invito dell’Associazione “L’isola che non c’è” nel novembre 2014. Le prime tre si rileggono qui, qui e qui. [E.A.]
Ho accennato già alla risposta che ha dato Fortini alla domanda: che cos’è la poesia nella lezione 2. Vorrei ora confrontarla con le risposte alla stessa domanda di Lorenzo Renzi e di Czesław Miłosz [1]. Continua la lettura di Cos’è la poesia? Se volessimo andare più a fondo…
di Luciano Aguzzi
Pubblico, come anticipato, questo articolato intervento di Luciano Aguzzi sulla poesia di Eugenio Grandinetti. Era stato inviato in un primo momento come semplice commento al post La storia/le storie (qui) ma i temi affrontati (pessimismo, nichilismo, rapporto tra poesia e prosa, memoria) meritano tutto il rilievo che un blog di ricerca critica può offrire. [E.A.]
L’amico e collega Eugenio Grandinetti (Belsito, Cosenza, 20 marzo 1931) è sulla breccia letteraria da parecchi decenni e autore di circa quaranta raccolte, solo in minima parte edite. E anche delle edite, solo due sono in commercio, mentre le altre sono edizioni fuori commercio e introvabili. Per darne un giudizio complessivo sarebbe necessaria una lunga riflessione sulla qualità e sulle forme letterarie, sulle tematiche affrontate, sulle ragioni (se esistono, come io credo) della sua prolificità che, con l’età e i molti problemi di salute, non si è attenuata, quasi ad esprimere un desiderio, forse una vera ansia, di dire tutto finché ha tempo, in una condizione in cui il tempo – per lui – sembra ormai identificarsi proprio con lo scrivere e l’esprimersi in versi. Nella sua poesia si avverte la sua concezione naturalistica – materialista – atea e il non credere a qualche tipo di sopravvivenza oltre la morte. Da questa concezione filosofica deriva un tormentato pessimismo che, a differenza del naturalismo ateo e materialistico classico al quale pure Grandinetti si rifà, non trova quiete nella contemplazione della natura e nella considerazione della necessità delle cose e del destino, ma anzi tende a interpretare il ciclo della natura come metafora di un eterno ripetersi senza scopo del mondo e della vita umana. Ripetersi aggravato, non arricchito, dalla consapevolezza (dai desideri, dalle passioni, dalle illusioni) da cui deriva la sofferenza che la natura inconsapevole, almeno, evita. C’è però, implicita e per me evidente, una sensibilità che presuppone il cristianesimo, o almeno la sensibilità religiosa post-classica. Continua la lettura di Sulla poesia di Eugenio Grandinetti