di Antonio Sagredo
Continua la lettura di Quale primavera?
Io riprendo a camminare sul viottolo spinto
dalle novità dei bocci guardinghi come cuccioli,
come bambini che dalla soglia paterna
spiano le giostre battagliere dei gattini.
di Antonio Sagredo
Continua la lettura di Quale primavera?
Io riprendo a camminare sul viottolo spinto
dalle novità dei bocci guardinghi come cuccioli,
come bambini che dalla soglia paterna
spiano le giostre battagliere dei gattini.
di Antonio Sagredo
I cembali dei presentimenti a te, Eleusina, incantata
che muori nella neve imminente e risorgi al primo fiore
e il mito ti è fedele ancora, e le tue labbra ora
sono spente da cingolati che radono l’Oriente – svegliati! Continua la lettura di Viaggio eleusino
di Antonio Sagredo
Debuttò con una giovane morte, e prese il volo,
come un novello dittatore.
Il morto sfilò un anello dal vivente,
l’oriente si ribellò, voltò la schiena e andò via,
perché sovrane regnassero sui tarocchi
le infelicità nerastre della Nemesi. Continua la lettura di Il novello dittatore (dottor Cessantibus)
di Antonio Sagredo
E così
non immaginavo…
così d’essere una maschera finale
e lo specchio di un principio
dall’anima… offuscati! Continua la lettura di Tholosae combustum
Nota di E. A.
Per mantenere l’impaginato ho dovuto creare un’immagine.
Una lettura migliore del testo si ottiene aumentando lo zoom.
Continua la lettura di Segnalazione
di Antonio Sagredo
Europa, Europa!
Lasciate che vi dica: non è americana
esclusiva la violenza, appartiene a tutti Continua la lettura di Europa 1970 e 2015
Strofa XV del poema (prima parte) nella traduzione di Paolo Statuti
con la prefazione di Antonio Sagredo
Pubblico la quindicesima strofa della prima parte de «Il Demone» di Lermontov nella nuova traduzione di Paolo Statuti e la prefazione di Antonio Sagredo che l’accompagna, e ringrazio pubblicamente entrambi. Noi di Poliscritture sappiamo poco di Lermontov, ma la prefazione di Sagredo dà interessanti notizie sull’autore, sul poema stesso, al quale lavorò ossessivamente per quasi un’intera e purtroppo breve vita, e sul rapporto tra Lermontov e il pittore simbolista russo Michail Aleksandrovič Vrubel (1856-1910), che dipinse tre quadri per «Il Demone» e molti altri abbozzi. Il mito dell’amore tra il Demone, angelo decaduto bellissimo, e Tamara, una principessa georgiana, è assolutamente romantico per l’accento posto sulla sconfinata e alla fine insuperabile solitudine del protagonista, condannato alla condizione del «ribelle distrutto». Quasi a indicare l’inesauribilità di tale mito, Sagredo sottolinea che lo ritroviamo, oltre che in Lermontov, in vari autori e per tutto l’Ottocento e fino agli inizi del Novecento in alcuni poeti futuristi, specie in Majakovskij. Eppure, a mio parere, la storia non passa invano anche per i miti; e, per approfondire il rapporto complesso tra mito e storia mi piacerebbe confrontare le costanti del primo ma anche le differenze che i vari autori, calati comunque nel loro periodo storico, vi hanno apportato. Sul valore della traduzione di Paolo Statuti e sulla sua capacità di rendere la musicalità del verso di Lermontov per mia incompetenza non sono in grado di pronunciarmi, ma accolgo volentieri l’opinione di Sagredo, che, quasi in risposta ai dubbi dello slavista E. Bazzarelli, il quale – vedi nota 5 – ha scritto: «Tutta la strofa XV è un mirabile esempio di poesia musicale. La traduzione non può rendere la magnifica orchestrazione dei versi», considera pregio maggiore di questa traduzione di Paolo Statuti proprio la musicalità, così presente e ben dosata. [E. A.]
di Ennio Abate
Diciamolo di botto mentre il vespaio comincerà a ronzare. La poesia di Antonio Sagredo affonda le sue radici nelle Puglie e nel mondo che una volta si chiamava Est europeo e si muove nella potente Tradizione delle avanguardie novecentesche.
Sagredo, anche quando parla di certi poeti, è come se continuasse a parlare di sé. Vuoi perché li conosce a fondo e ne ha assimilato in pieno la lezione, condividendola senza riserve. Vuoi perché la sua scelta di campo poetico è assoluta e nettamente manichea. Vuoi perché ha mirato a costruirsi una identità unitaria e statuaria, chiusa all’altro da sé, ricorrendo – ma anche questo atteggiamento o posa attoriale o postura intellettuale sdegnosa gli viene un po’ da quella Tradizione – alla mitizzazione di se stesso come Poeta assoluto. Continua la lettura di Date a Sagredo quel che é di Sagredo
di Antonio Sagredo
Prova n.° 1
(ragnatele)
Non puoi andare oltre il sor/riso di una scrittura, il segno che ti dono è il diniego del tuo gesto. Non attendere che l’orrore quotidiano sia la tua natura: il tempo è malato e fuori del suo delirio - io resto. Continua la lettura di 2 prove e 3 carte
di Antonio Sagredo
e ancora mi scrive…
e ancora mi scrive di bende che prestano al sangue le parole
perché solo dai morti mi aspetto un sincero tradimento nel tragitto,
perché io possa presentarti Pierrot e Arlecchino nell’orto degli ulivi
che la gloria si giocano a testa e croce per un bacio di lusinghe. Continua la lettura di Canto per Maddalena