Archivi tag: Samuel Beckett

Murales zapatisti. Progetto d’un mondo nuovo (2)

Foti di Andrea Gazzaniga

Roberto Bugliani – Aldo Zanchetta
Murales zapatisti. Progetto d’un mondo nuovo
Mutus Liber, Riola (BO) 2022

 

di Roberto Bugliani  e Aldo Zanchetta

[…]  Scrive Le Bot che in una guerra come quella tra EZLN e Stato federale messicano, «venuta dopo la caduta del muro di Berlino (…), i simboli contano più delle armi» (Le Bot e Subcomandante Marcos, Il sogno zapatista, 1997, p. 12).
Raccontando degli anni di «costruzione dello zapatismo» nella selva, e dopo aver distinto tra uso del simbolo, dovuto alla «componente india» del movimento, e l’apporto dei «simboli storici» da parte dell’«organizzazione politico-militare urbana», il subcomandante Marcos aggiunge: Continua la lettura di Murales zapatisti. Progetto d’un mondo nuovo (2)

   Erranze-Dislocazioni-Esilio-Dismatriati-Translinguismo

di Gino Rago

Questo testo di Gino Rago, parte di una più ampia relazione, è stato presentato l’11 dicembre 2018 ad un Convegno organizzato dal «Laboratorio delle idee» della Fondazione S. Maria delle Armi a Cerchiara di Calabria (Cosenza). Lo pubblico perché documenta un modo di affrontare il fenomeno delle attuali migrazioni che è giusto approfondire, anche se a me pare  influenzato da un heideggerismo troppo metafisico. (Donatella Di Cesare, che pur parte da premesse filosofiche simili, nel suo recente «Stranieri residenti» ha affrontato lo stesso tema in termini più direttamente storici-filosofici-politici). Certo, Rago è del tutto estraneo alle spinte populistiche politico-culturali reazionarie arroccatesi sulla lettura delle migrazioni come “invasioni”, ma sembra limitarsi al pur interessante aspetto linguistico. Il rischio, secondo me, è di restare prigionieri di un’immagine idealizzata e limitata del fenomeno e delle  implicazioni che ha per “noi”. Perché se ne vede una porzione sia pur significativa: quella degli scrittori capaci di « opporre alla perdita dei propri luoghi lo «spazio» del linguaggio» e di “abitare la parola”.  Inoltre, la «resistenza attiva» di esseri umani, costretti ad «abbandonare la casa, il proprio paese o l’idea stessa di patria»  per molti aspetti e, se si vuole, in modi più metaforici, riguarda anche “noi” residenti in una Italia sempre più scossa dalla crisi della  mondializzazione.  Le due resistenze, dunque,  potrebbero diventare più costruttive, se “noi” (poeti, scrittori, gente che ancora cerca di pensare la realtà in mutamento) non ci limitassimo a vedere nei migranti la loro «condizione metafisica» o una «forma silenziosa di esilio». Come se entrambi fossimo portati – per natura o per scelta di saggezza – al « rifugio nel proprio mondo interiore» o a vivere l’esperienza esistenziale come «perdita». E le non-risposte  o l’ostilità dei governanti e delle classi beneficiarie della mondializzazione capitalistica non c’entrano?  Leggere perciò il fenomeno alla luce regressiva del «mito del nostos» o di un ritorno altrettanto paralizzante alle «radici» o alla «stabilità», che negano o diffidano della storia e dei suoi potenziali incivilimenti reciproci, mi pare un errore. [E. A.]
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Su comprensibilità e incomprensibilità in poesia

cusumanomiro

 Miro Cusumano,R.m/g.b.a 76

di Massimo Parizzi

Per me questa discussione (qui) è stata tutta interessante. Ma riguardo a un tema in particolare, la “comprensibilità/incomprensibilità” in poesia, vorrei cercare di dire qualcosa su questioni che, stranamente, mi sembra non siano state toccate. Scusate se comincio con ricordi personali. Continua la lettura di Su comprensibilità e incomprensibilità in poesia