Archivi tag: Stefano Taccone

Volevo restare a casa

di Stefano Taccone

         Ligio Regolo era quello che si dice un brav’uomo. Scapolo, moderato nel mangiare e nel bere, lavoratore sempre puntuale finché non era andato in pensione – ormai era già qualche anno. No social network – non sopportava la fake news -, ma televisione – specie telegiornali – e quotidiani cartacei sui quali, pensava, hanno scritto e scrivono grandi firme del giornalismo italiano. L’Italia? Sarebbe un grande paese – ne era convinto – se solo non vi fossero irresponsabili, fannulloni, ignoranti, tanto giovani quanto della sua età – e la presenza di questi ultimi la trovava ancora più grave, in quanto per i primi si poteva almeno trovare una giustificazione di carattere anagrafico.

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Cordata di governo

di Stefano Taccone

Sono decenni che ascoltiamo la locuzione “lunga transizione italiana”. Essa mi pare sottendere la credenza in un passaggio tortuoso e faticoso, eppure ineluttabile, da un Paese a “democrazia bloccata” quale era l’Italia della Prima Repubblica a una democrazia dell’alternanza, liquida, para-anglosassone. Che però questa prospettiva fosse più un desiderio concepito tra torcicollo e strabismo – il torcicollo che ti fa osservare il passato come fosse il presente e lo strabismo che ti fa osservare un altro paese come fosse il tuo – lo si è capito mano mano, o meglio le vicende si sono evolute in termini sempre meno prossimi all’allegro pseudo-irenismo bipolare che anche ai più irriducibili non è rimasto altro che sostenere che tuttavia era una buona idea, la migliore che si potesse concepire. Peccato però, per loro, che un cervello senza arti – fosse anche il cervellone di un Nobel della fisica – non ha mai smosso una piuma.

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Contratto di piperno

di Stefano Taccone

Da “Morfeologie” un nuovo racconto di Stefano Taccone, già qui portatore di una necessaria e intelligente ironia. [E. A.]

Sto attraversando Piazzale Loreto ed è il 25 aprile. Ma che ci faccio oggi e quest’anno a Piazzale Loreto? Lo scorso anno in una traversa di Piazzale Loreto c’era l’istituto nel quale insegnavo e quindi stavo sempre qui… Non so quante volte mi sono perso nei meandri di Piazzale Loreto, perché tutte le traverse mi pareva si assomigliassero… Passavo minuti e minuti prima di trovare la via dell’edificio scolastico e ogni mezzo secondo era un battito accelerato, ché a Milano sono più “fascisti” degli svizzeri con gli orari. Se arrivi tardi a un collegio dei docenti, a un consiglio di classe, a un consiglio di dipartimento o a un altro rompicapo simile che il preside tira fuori a raffica, quasi come dovesse organizzarci l’intrattenimento pomeridiano, ti mettono assente ingiustificato e parte la sanzione disciplinare. E arrivare tardi qui non significa un quarto d’ora, venti minuti… Ne bastano cinque per comminarti una pena di morte appendendoti a testa in giù…

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Ierogamia fallita

da “Morfeologie”, Iod edizioni 2019

di Stefano Taccone
Pubblico uno dei 12 brevi racconti che compongono “Morfeologie” di Stefano Taccone. Il titolo del libro richiama la figura di Morfeo, la divinità del sonno e dei sogni, il cui nome in greco indica anche il concetto di forma. Il racconto scelto sembra fondato su un onirismo che manipola con ironia i miti inserendovi (metamorfosando, bisognerebbe forse dire) inquietudini e problemi d’oggi . [E. A.]

Solo, in una terra sconfinata e stranamente rigogliosa, che ci faccio? Appena un po’ più in alto, su di un leggero declivio, in tempo e luogo adatto per assistere, senza essere visto, a un evento meraviglioso. Le viscere della terra si stanno aprendo per partorire una giovane donna: alta, snella, formosa, in terreno massiccio, ma leggermente umido, e con una cascata di densa edera per capigliatura; terreno fertilissimo insomma, ché se si coltivasse su di lei spunterebbe immediatamente qualsiasi cosa, o forse crescerebbero tranquillamente erbe spontanee, se solo lei non si diserbasse come una donna in carne e ossa si depila.

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