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Condizione umana contro storia in Montale

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di Ennio Abate

Sul blog LA PRESENZA DI ERATO  è stata pubblicata un’interessante intervista del 1976 ad Eugenio Montale (qui). Ho lasciato questo commento che riporto sul sito di POLISCRITTURE (E.A.)

Queste dichiarazioni (o intervista rielaborata) di Montale andrebbero commentate con grande impegno critico anche se sono di un’epoca ormai conclusa.
La tesi centrale è che la sua poesia affondi le proprie radici nelle condizione umana e non nella storia. Ovvio? Secondo me, no. Chiediamoci: Perché l’argomento della sua poesia poteva essere esclusivamente «la condizione umana in sé considerata»? È possibile astrarre una «condizione umana» dal tempo storico in cui viene vissuta; e quindi trascurare o mettere in secondo piano i rapporti personali, sociali e politici in cui Montale condusse la sua esistenza? Forse che la politica, le condizioni di vita materiali, le divisioni sociali che si ebbero in Italia dal 1896, anno della sua nascita, al 1981, anno della sua morte, non facevano della «condizione umana» vivibile da un piccolo borghese come lui dalla «condizione umana» vivibile da un altro individuo, appartenente ad un’altra classe sociale in un’altra epoca? Vita, amore, morte sono la stessa cosa in tutte le epoche e società? Continua la lettura di Condizione umana contro storia in Montale

Dieci appunti su “Domani” di Velio Abati

Abati domani libroL’articolo esce in contemporanea anche sul sito di Velio Abati qui

di Ennio Abate

1. Non sembri strano che al momento di scrivere su Domani metta in primo piano le difficoltà incontrate nel leggere il romanzo di Velio Abati. Difficoltà innanzitutto nel mettere a fuoco i numerosi personaggi e le relazioni che corrono tra loro in vari tempi. Nell’individuarli quando si ripresentano pagine dopo. O nel capire chi sta parlando e a chi e di cosa. O nel connettere le sequenze in cui appaiono, che sono spesso righe-fotogrammi presto interrotte e sostituite da altre simili, che durano anch’esse poco o appena di più. Come in una sorta di flusso sincopato. Come se l’autore imponesse un continuo zapping.[1] Quanto, tuttavia, pur ho colto mi permette di non dubitare dell’importanza di questo romanzo, ma il disagio resta: è come se non riuscissi ad afferrarne la sostanza, a condividerne l’ottica, a provare ancora quel sentimento corale e popolare che interamente lo impregna. Qualcosa in me, che pur vengo da esperienze generazionali – politiche e culturali – vicinissime a quelle di Abati, resiste; e rende provvisorie, discutibili e forse fraternamente ostili le stesse cose che sto per dire. Continua la lettura di Dieci appunti su “Domani” di Velio Abati