La mattina, al liceo Torquato Tasso di Salerno, suonava la campanella e i professori sfilavano solerti per i corridoi lucidati. Avevano un pacco in una mano e il registro nell’altra. Quelli del ginnasio portavano pacchi piccoli. I grossi li portavano i professori della terza liceo.
Dove
lo troviamo prof Samizdat? A bagnomaria nel quotidiano scolastico.
Eccolo. Ha dettato i voti d’italiano e storia. Primo quadrimestre,
eh. Restano
da firmare i tabelloni e il registro azzurro. Ultimi avvertimenti di
una voce – la coordinatrice di classe. Con
la fregola addosso si accalcano per lo scarabocchio finale sui
tabelloni e i registri. Battutine. Quali? Boh. Ultimi saluti
distratti. Si
scappa fuori. Perché il pomeriggio è di piombo. Dentro
e fuori? Ci arriveremo, ci arriveremo. Lui
pure scappa.
Per i corridoi a quell’ora deserti e silenziosi.
Questo è il terzo racconto della raccolta “Un’occhiata fuori” di Roberto Bugliani [E. A]
Non ricordo più la ragione che m’aveva spinto in mezzo a quel corteo a unire la mia voce impulcinata ai timbri possenti e tosti delle altre che sgolavano “Vietnam rosso” facendo infuriare a bella posta i militanti del Pci – che a “rosso” preferivano il liberale “libero”, come il mercato provvide in seguito a dimostrare. E ancora “Operai, studenti, uniti nella lotta”, che sanciva l’ideale di classe d’un binomio invero senza tanto costrutto, che la storia non ci mise molto a rottamare, o il must “Fascisti, borghesi, ancora pochi mesi”, che di mesi invece ne passarono un fottio tanto che si dovette aspettare l’esaurimento naturale del ciclo storico che originò il connubio prima di dire “quattro!” e con le pive nel sacco. Ma a tutt’oggi rammento
E’ bene avvertire il lettore che questo “Dialogando con il Tonto” fa riferimento ad un articolo di Guido Mazzoni, “Le parole del Sessantotto: Rivoluzione” comparso su “Le parole e le cose” e consultabile qui . [E. A.]
Avevo ricevuto un invito in questi termini: “Domani è
l’Epifania, perché non incontrarci oggi pomeriggio davanti a Feltrinelli?”
Così sono arrivato, fedele alla linea, sotto i Portici e
sono stato accolto da un sorriso del Tonto:
“Ci contavo, memore di quando ci si vedeva in via Manzoni
nella sede storica della Feltrinelli a Milano mezzo secolo fa. Ricordi, si
entrava e sulla destra accanto alla cassa c’era la bacheca dove facevano bella
mostra di sé le riviste: Giovane Critica. Nuovo Impegno,
Quaderni Piacentini, Ombre Rosse, L’erba voglio e una serie inesauribile di
altre testate. Sulla destra invece lungo la parete una serie di pamphlet
stampati direttamente dalle Edizioni della Libreria e poi le ultime novità”.
E’una serata afosa di luglio di questa estate che si annuncia fra le più calde dell’ultimo secolo. Non sapendo cosa fare ho invitato il mio amico, il Tonto, a casa. Abbiamo l’aria condizionata, la birra in frigo e la televisione super 4HD, 50 pollici, al nostro servizio. Continua la lettura di Villaggio? No, grazie…→
"O frati", dissi "che per cento milia
perigli siete giunti a l'occidente,
a questa tanto picciola vigilia
d'i nostri sensi ch'è del rimanente,
non vogliate negar l'esperienza…[di?]
Caro Giulio,
rispondo sinceramente e pubblicamente e non nell’ambito più “protetto” degli scambi tra redattori di Poliscritture al tuo ultimo commento (qui). Perché non giova nascondere le divergenze tra me e te, dato che non sono poi tanto diverse da quelle che esistono tra me e altri redattori o commentatori o collaboratori esterni a Poliscritture. Continua la lettura di Che fare quando nulla pare sia possibile fare?→
[Lavoro da anni a un “Narratorio” in varie sezioni ( Barunisse, Salierne, MI, Samizdat Colognom, ecc.). Qui presento un estratto di “Unio” (i primi trentatre capitoletti) dove tento una rielaborazione narrativa del materiale onirico – perciò il sottotitolo “Psicoscrittoio”- emerso nei primi anni Novanta durante il periodo della mia analisi].
1.
Noi, amici miei, osserviamo dall’alto di un ponte lo scorrere delle disgrazie altrui. Guardare ci preserva – fino a quando? – dal provarle. Se fossimo appena più vicini a una di esse, smetteremmo di osservare. Giocoforza ci toccherebbe agire. Magari impauriti, vedremmo quelli sudare, altri bestemmiare, altri ancora piangere, urlare, vomitare. Ecco una jeep sbanda, rompe la staccionata e precipita nell’acqua. Sprofonda. Ora riemerge ed è trascinata al largo da una corrente impetuosa. Continua la lettura di Unio. Psicoscrittoio (1- 33)→