di Mauro Armanino
Torna da sua madre dopo sette anni con quattro valigie e due borse altrettanto pesanti. Coulibaly, dpo aver rubato i soldi del viaggio alla mamma era partito, con una dozzina d’amici, per diventare un campione di calcio in Tunisia. Aveva giusto 13 anni quando gli avevano presentato una coppia di adulti che, dietro compensazione, potevano dargli un futuro come calciatore in Nord Africa. Sul retro di un Toyota ‘pick-up’ si ritrova, senza saperlo, con i compagni di gioco nella citta di Sebha, in Libia. Scorrono un paio di mesi attorno a casa, giocando a pallone e attendendo istruzioni per la tappa seguente. Arrivati a Tripoli gli amici scoprono di trovarsi in Libia e si accorgono della scomparsa della coppia, dileguatasi coi soldi e le speranze. Imprigionati in una casa della città, dopo qualche tempo riescono a fuggire ognuno per conto suo. Coulibaly trova lavoro in un ristorante per migranti come lavapiatti presso alcuni nigerini di lingua hausa. Non ha nessun desiderio di tentare di attraversare il mare e, aiutato da un ‘passeur’ egiziano a cui ha versato 130 euro, raggiunge l’Algeria. Dopo qualche peripezia raggiunge la periferia della capitale dove lavora per un paio d’anni come manovale. Decide infine di cercare lavoro ad Algeri e impara il mestiere di imbianchino. Continua la lettura di Coulibaly ossia l’Africa che cammina