Quando l’ho incontrato mi trovavo in una strada poco frequentata del centro. È spuntato all’improvviso da dietro l’angolo di una casa con un folto giardino, mentre mi stavo avvicinando al punto dove inizia la passeggiata che faccio nelle mattinate di sole, ogni giorno sempre gli stessi diecimila passi (almeno questo dichiara lo smartphone), fatti in gran parte sugli argini del fiume, nel tratto non ancora asfaltato che attraversa la campagna. Volevo tirare di lungo, ma Ottorino sembrava avere una gran voglia di parlare. Continua la lettura di La barzelletta dei due frati→
di Paolo G. Di Marco *Politecnico di Milano, retd [1]
Pubblico questo sintetico studio scientifico di Paolo Di Marco su un argomento di grande attualità che sta smuovendo timori spesso dalle tinte apocalittiche. Il linguaggio è apparentemente arido e asettico ma permette di riportare l’attenzione sugli aspetti oggettivi della pandemia e innestare una riflessione meno emotiva, base indispensabile per valutare anche le scelte che i governanti vanno facendo. [E. A.]
Per il centenario della nascita di Gianni Rodari dedico due mie composizioni rodariane allo scrittore e poeta, così noto e popolare oggi come ieri, al giornalista e comunista, al partigiano che continuò con la scrittura il suo impegno civile. [G. N.]
Quello che doveva capitare, quello che tutti aspettavano a gloria, finalmente è successo. Due ospiti di Vicofaro, la parrocchia del “prete che porta i migranti in piscina”, sono risultati positivi al Covid. Il sindaco di Pistoia, (Alessandro Tomasi, Fratelli d’Italia col cuore in Casapound) che da tempo segnalava la pericolosità del centro di accoglienza, “una bomba epidemiologica”, “un problema sanitario oltre che di ordine pubblico”, che proclamava la necessità di “sgombrare”, “svuotare” la chiesa e i suoi annessi, senza peraltro muovere un dito per trovare una sistemazione alternativa, ha finalmente avuto pane per i suoi denti. Due contagiati! Quando mai s’è vista una cosa del genere! Due appestati nella nostra città! E neri, per giunta! Gli ospiti di Vicofaro sono stati messi in quarantena preventiva, e su questo non ci sarebbe nulla da ridire, se non fosse per il contorno: la chiesa e le sue pertinenze dichiarate “zona rossa” e, da ieri sera, carabinieri, polizia, vigili urbani, transenne, nastro bianco e rosso da scena del crimine…
Pandemia e rivoluzione secondo la meglio avanguardia
di Elena Grammann
L’articolo è ripreso dal blog “Dalla mia tazza di tè” (qui). [E. A.]
In una storica cittadina italiana, prossima alla catalessi come la maggior parte delle storiche cittadine, un editore coraggioso e un gruppo di giovani scrittori hanno intrapreso la riforma delle pratiche letterarie. Passati dall’originario “Sono, quindi scrivo” al più ambizioso “Sono, quindi pubblico”, perseguono la democratizzazione a oltranza della letteratura, per il momento a suon di manifesti. Sono in grado di scriverne anche venti o trenta al giorno.
Questa mattina uno zirlìo di uccelli piccoli mi ha quasi conciliato con la clausura. Finalmente non solo gracchiare di cornacchie, o gli stridori dei pappagalli verdi.
Questo virus costringe tutti al distanziamento sociale e alcuni a rischiare anche la vita per fare il loro lavoro.
Quell’estate eravamo al mare a Cecina. Uno stabilimento balneare militare, come al solito. Papà aveva da poco terminato il suo periodo di comando di reggimento e mostrava una bonaria autorevolezza da generale in sandali e calzoncini corti.
Sinceramente avrei preferito utilizzare gli strumenti della mia modesta orchestra (poesia e narrativa) per celebrare il Corones, o più precisamente il Plan de Corones in Alto Adige, una delle meraviglie alpine dichiarata patrimonio mondiale dall’Unesco e che contempla montagne meravigliose e straordinarie valli. Invece li utilizzerò per rappresentare il Corona, i miei vissuti e le mie valutazioni su questo virus e i suoi impatti senza alcuna pretesa di fare proclami nè di ‘prendere posizione’ cercando di individuare qual è la parte cosiddetta ‘giusta’ e rigettando quella cosiddetta ‘sbagliata’.Infatti, ho sempre pensato che, soprattutto per quanto concerne la poesia, non ci dovesse essere alcun imperativo a ‘insegnare’. La poesia è un ‘mezzo espressivo’ che ci permette di accostarci ad una realtà, sempre parziale (quindi mai alla Realtà, al ‘come stanno veramente le cose’), e permette a chi la utilizza di rendere al meglio quello che intende significare e, di contro, permette al fruitore di confrontarsi con i propri punti di vista. E’ quindi una organizzazione strumentale del tutto particolare perché, come un’orchestra, raccoglie in sé il gioco e la versatilità di altri strumenti quali la parola, l’immagine, il ritmo, la musicalità, ognuno di essi con la propria specificità ma uniti per dare una rappresentazione d’insieme, e quindi un senso, a ciò che viene sperimentato e osservato. Inoltre, ritengo che poesia e narrativa si contaminino in qualche modo cedendo l’una all’altra immagini iconiche e rappresentazioni verbali.Per queste ragioni ho pensato, a scrittura ultimata di questi miei pezzi, di metterli assieme: un piccolo racconto, contenuto tra due composizioni in versi. [R.S.]