di Marisa Salabelle
Le lotte che nascono dal basso e isolate possono sempre essere soffocate o morire tra l’indifferenza delle maggioranze silenziose. Questa del CAS (Centro di Accoglienza Straordinario) di Vicofaro, di cui Marisa Salabelle sta facendo con tenacia la puntuale cronaca, oggi respira male. E noi pure – almeno quelli che non accettano le politiche di respingimento o di sfruttamento dei migranti – siamo in affanno. Si ripropone, perciò, il semplice ma sempre più arduo problema: che fare? Chi ha esperienze, anche minime, di militanza sa la fatica materiale e il coraggio necessari per affrontare nel concreto le situazioni quotidiane, soddisfare i bisogni dei corpi, curare i pensieri e i sentimenti di quanti lottano in prima persona. In questo caso don Biancalani, i migranti, i volontari che a Pistoia non cedono. Ma sa pure che oggi a fiaccare gli animi dei simpatizzanti della Causa dei migranti sono soprattutto i discorsi che stanno prevalendo sul piano politico e culturale a causa della piega repressiva impressa al governo soprattutto dal ministro Salvini. Dobbiamo impedire che crescano le complicità o le neutralità dei “non sono razzista ma…”. E, abbiamo bisogno più che mai di “provocatori” – preti e non – che, contro chi urla: “Prima gli italiani” o tentenna e rispolvera idee di nazione e di sovranità nazionale, tornino a dire: “Prima gli umani”, “ Prima chi sta in basso”, “Prima i proletari”. È una questione di civiltà, come ha ricordato Romano Luperini di recente (qui). Vorrei che su Poliscritture si moltiplicassero i contributi che critichino i pregiudizi razzisti, religiosi, ideologici. Sarebbe un modo per aiutare la lotta in corso a Vicofaro . [E. A.] Continua la lettura di Vicofaro un mese dopo →